di Goffredo Galeazzi
Il Parlamento europeo in seduta plenaria ha dato mercoledì 14 giugno il via libera al divieto di utilizzare pesticidi nelle aree di interesse ecologico (EFA, Ecological Focus Area) dove gli agricoltori sono autorizzati a produrre. L’Europarlamento si è però spaccato: il parere della Commissione agricoltura, che aveva bocciato il divieto, ha ottenuto 363 voti contro una maggioranza richiesta di 376. E’ così passato l’atto delegato della Commissione europea per la semplificazione del cosiddetto greening, l’insieme delle misure verdi obbligatorie introdotte dalla riforma della politica agricola comune del 2013. La riforma ha introdotto l’obbligo di avere delle aree a interesse ecologico all’interno delle aziende agricole al fine di tutelare la biodiversità, autorizzando, al tempo stesso, gli agricoltori a metterle a produzione.
L’esito del voto è motivo di soddisfazione per le organizzazioni ambientaliste. “Un risultato in chiaroscuro”, lo definisce Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione #StopGlifosato, che raccoglie 45 associazioni ambientaliste e della società civile nella battaglia contro l’erbicida più diffuso al mondo. “In chiaroscuro perché abbiamo portato a casa il risultato di sottrarre una parte della superficie agricola alla diffusione incontrollata di veleni nei campi. Ma il voto di oggi ha anche rappresentato un segnale di disinteresse per la salute dei cittadini da parte del Parlamento europeo, che, pur non raggiungendo il quorum necessario per cancellare una norma della Commissione, ha votato a maggioranza per l’eliminazione del divieto ai pesticidi”, spiega. Intanto però è stato raggiunto un traguardo importante. Più di un milione di cittadini europei hanno firmato l’iniziativa dei cittadine europei (ICE) contro il glifosato, superando anche il quorum in sette Stati membri (Italia compresa), come richiesto dalla normativa comunitaria, in tempi da record. I numeri per poter presentare la petizione alla Commissione sono stati raggiunti in soli cinque mesi.
In precedenza, il 30 maggio, la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo aveva bocciato l’atto delegato dell’esecutivo comunitario che proponeva, tra le altre misure, il divieto di impiego di pesticidi nelle aree a interesse ecologico su cui gli agricoltori sono autorizzati a produrre. I parlamentari avevano sostanzialmente rilevato una contraddizione tra la definizione di superficie delle aziende agricoli da destinare a tutela delle biodiversità e le disposizioni che consentono la produzione nelle stesse aree utilizzando pesticidi. Le aree a interesse ecologico (siepi, stagni, fasce di vegetazione), note anche con l’acronimo EFA, sono una delle misure obbligatorie a tutela della biodiversità introdotte dalla riforma della politica agricola comune del 2013 e devono rappresentare il 5% della superficie a seminativo nelle aziende di dimensione superiore a 15 ettari. Nell’ambito della stessa riforma, però, gli agricoltori sono stati autorizzati a produrre sulle EFA colture intercalari o proteiche, in virtù dell’impatto positivo che soprattutto queste ultime hanno sulla fertilità dei suoli. L’obiettivo prioritario delle EFA è “salvaguardare e migliorare la biodiversità naturale nelle aziende agricole”, e questo requisito riguarda solo il 5% dei terreni a seminativo in aziende agricole con superficie agricola superiore a 15 ettari. Ricordiamo che in Italia la dimensione media delle aziende è di appena 8 ettari e quindi solo il 5% delle aziende dovrà dotarsi delle EFA (pari a circa il 26% delle superfici a seminativo). Le EFA sono finalizzate essenzialmente a salvaguardare e migliorare la biodiversità naturale nelle aziende agricole, un obiettivo necessario anche al mantenimento di un agricoltura di qualità quale quella italiana.