di Jandira Moreno
Per ricostruirla in maniera corretta partiamo dall’inizio. Cosa è successo? Un guasto meccanico non prevedibile ha causato la contaminazione di un lotto molto piccolo della produzione aziendale. L’agricoltore biologico Giuliano Gorfini, grazie alle analisi di routine che fa a proprie spese, si è accorto in tempo della non conformità del prodotto e ha subito allertato le autorità competenti. Le analisi aggiuntive della Gorfini si sommano alle tre verifiche l’anno da parte dell’organismo di controllo, a quelle della Asl e a quelle dell’ufficio repressione frodi. Grazie all’attenzione che questi controlli rivelano, in dieci anni di attività non ci sono mai stati problemi. Questo è stato il primo e il meccanismo di accertamento supplementare e non obbligatorio scelto dall’azienda ha funzionato.
“Per fortuna la lettura rovesciata dei fatti non ha prodotto conseguenze negative”, commenta Gorfini. “Gli acquirenti che si servono nei miei tre punti vendita sanno che l’agricoltura per me non è solo un lavoro ma una passione che mi impegna per almeno 360 giorni l’anno. La cura e il lavoro che ci metto non sono fattori che possono essere spazzati via da una notizia riportata male da qualche giornalista poco attento o incompetente in materia di controlli”.
Nel 2016 nelle aziende biologiche ci sono stati 2.690 controlli aggiuntivi che hanno portato a 32 sequestri. Nulla rispetto alle contestazioni fatte nelle aziende convenzionali dove le statistiche attestano che il 24,1% dei prodotti etichettati come Dop in realtà non lo sono. O che il 18,8% delle etichette Igp non trova corrispondenza con il prodotto in questione. Percentuali ancora più alte se si parla del vino (28% di irregolarità per il Doc convenzionale, 22,9% per l’Igp convenzionale).
“Gli organismi di controllo del bio funzionano e acquistano credibilità se gli operatori che trasgrediscono vengono individuati e sanzionati: è giusto per i consumatori ed è giusto per i produttori che rispettano la legge, cioè la stragrande maggioranza”, commenta Roberto Pinton, segretario di Assobio ed esperto in materia agroalimentare ed etichettatura degli alimenti. “Il 90% delle aziende bio è in regola anche perché in questo settore l’attendibilità degli operatori è fondamentale per un mercato in cui i requisiti primari sono proprio la qualità e la conformità dei prodotti”.
E se una piccola azienda bio che coltiva e trasforma prodotti si sobbarca il peso di costose analisi di routine per accertare che la propria merce sia conforme agli standard, cosa fanno le realtà più grandi e note del settore?
NaturaSì, leader nella produzione e nella distribuzione di prodotti bio, affianca e garantisce, con il lavoro di 10 tecnici agronomi, 300 aziende agricole per un totale di 12.000 ettari di filiera italiana. Altri 18 addetti ai controlli con elevate competenze specifiche sono impegnati ad assicurare la qualità dei prodotti eseguendo audit presso i fornitori e verificando il rispetto di elevati standard merceologici e legali dei prodotti. L’ufficio garantisce la qualità anche mediante il controllo della conformità delle etichette e il rispetto degli standard igienico sanitari lungo tutta la filiera, dal produttore al negozio, effettuando ogni anno circa 2.500 analisi chimico-fisiche e microbiologiche sugli alimenti.
MangiarsanoGerminal, altra importante realtà produttiva del settore bio in Italia, dispone di un ufficio Controllo Qualità, composto da personale altamente qualificato, che garantisce giornalmente la sicurezza alimentare e la produzione biologica dei suoi prodotti. Ecco alcune delle attività svolte per assicurare un elevato standard qualitativo: selezionare la qualità delle materie prime e verificare la professionalità di fornitori e partner che condividono progetti e valori aziendali; effettuare oltre 5mila analisi annue su materie prime e prodotti finiti per assicurare la conformità di tutte le linee di prodotto. Inoltre analisi aggiuntive vengono svolte per la linea Gluten Free, perché destinata a persone con particolari intolleranze ed allergie. E’ stata infine creata un’unità di crisi, che si esercita due volte l’anno, per poter gestire e comunicare con prontezza eventuali richiami di prodotto.