Un cocktail di fitofarmaci nelle nostre acque

Il rapporto Ispra sui pesticidi avverte che la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. E lo schema di valutazione usato nell’autorizzazione dei pesticidi, basato sulle singole sostanze, non è sufficientemente cautelativo

di Redazione


Non solamente si utilizzano sempre più fitofarmaci. E’ anche aumentato il numero medio di pesticidi nei campioni analizzati, e sono state trovate fino a un massimo di 55 sostanze diverse contemporaneamente. La presenza di miscele di sostanze tossiche nelle acque è uno degli aspetti più critici evidenziato dal monitoraggio Ispra nel Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dati 2015-2016 perché la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. Per l’Ispra, la valutazione di rischio deve, pertanto, tenere conto del fatto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso soggetti all’esposizione simultanea a diverse sostanze pericolose, mentre lo schema di valutazione usato nell’autorizzazione dei pesticidi è basato sulle singole sostanze, e quindi non è sufficientemente cautelativo.

Il monitoraggio rileva una presenza diffusa di più pesticidi che interessa il 57,5% dei 1.554 punti controllati per le acque superficiali e il 29,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee.

Se si esamina la presenza contemporanea di più pesticidi nei campioni, nel 53,5% dei punti delle acque superficiali monitorati ci sono almeno due sostanze, e nel 9% dei punti ci sono più di 10 sostanze. Nel 19,7% dei punti delle acque sotterranee ci sono almeno 2 sostanze, e nel 2,5% più di 10. Il numero massimo di tracce di pesticidi trovate in un campione è pari a 55 nelle acque superficiali e 54 in quelle sotterranee. Se poi si considera la frequenza di miscele, si osserva che nelle acque superficiali, a fronte di una presenza di residui nel 42,7% dei campioni, è stata riscontrata la presenza di almeno due sostanze nel 31,4% dei campioni, con una media di 4,7 sostanze. Nelle acque sotterranee residui di pesticidi sono presenti nel 27,8% dei campioni e nel 17,5% sono presenti almeno due sostanze, con una media di 4,8 sostanze.

Il fenomeno, avverte l’Ispra, è probabilmente sottostimato perché il numero di sostanze cercate è generalmente non abbastanza rappresentativo di tutte quelle usate nel territorio.

La presenza di sostanze diverse nei campioni sottopone quindi gli organismi acquatici a un’esposizione multipla. Dal punto di vista (eco)tossicologico non è più possibile prescindere dallo studio degli effetti dovuti a questa poliesposizione.

Le sostanze più frequenti nelle miscele sono gli erbicidi, con una presenza significativa, in particolare nelle acque sotterranee, di fungicidi e insetticidi. Ancora notevole la presenza del DDT e dei suoi metaboliti.

“Il monitoraggio evidenzia, pertanto, che gli organismi acquatici, ma anche gli altri organismi, compreso l’uomo, per esempio attraverso la catena alimentare, sono esposti a miscele di pesticidi. Esistono lacune conoscitive riguardo agli effetti di miscele chimiche e, conseguentemente – si legge nel Rapporto – risulta difficile realizzare una corretta valutazione tossicologica in caso di esposizione contemporanea a diverse sostanze”.

Per l’Ispra, tuttavia, “la determinazione sperimentale della tossicità delle miscele è poco praticabile, in quanto non si conosce la reale composizione delle miscele presenti nell’ambiente, formate da una moltitudine di possibili combinazioni chimiche, sia volontarie che casuali”.

Peraltro ad oggi la normativa europea non prevede una valutazione completa degli effetti cumulativi dei vari componenti di una miscela in relazione anche alle diverse vie di esposizione. La valutazione del rischio si basa essenzialmente sulle singole sostanze e le singole fonti; solo per pochi casi di miscele a composizione nota esiste una valutazione disciplinata dalla normativa. Permangono dunque preoccupazioni in relazione alla molteplicità delle miscele di composizione non nota riscontrabili nell’ambiente.

 

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