di Maria Pia Terrosi
Le alternative sostenibili all’uso del glifosato già ci sono. Lo ribadisce Pan Europe (ONG con sede a Bruxelles che opera per limitare l’uso dei pesticidi chimici) che nel Rapporto appena pubblicato elenca conoscenze e strumenti per sostituire l’uso degli erbicidi e promuovere prodotti alternativi. E’ uno studio che affronta sul piano tecnico una questione che resta al centro di un dibattito che le polemiche dei mesi scorsi hanno alimentato.
La battaglia contro il glifosato si sta infatti facendo strada in Europa. Oltre alla Francia che si sta muovendo in direzione di una graduale eliminazione degli erbicidi di sintesi, anche Belgio, Lussemburgo, Slovenia, Malta e Grecia si stanno orientando in questo senso: i ministri all’Ambiente e all’Agricoltura di tali Paesi lo scorso dicembre, in seguito alla ri-autorizzazione del glifosato, hanno inviato una lettera alla Commissione europea, chiedendo di “preparare il piano di uscita per il glifosato, sostenendo gli agricoltori” in questo passaggio.
Le alternative sostenibili all’uso di erbicidi di sintesi, non solo ci sono, ma – ribadisce lo studio – sono già utilizzate nell’agricoltura biologica e dagli agricoltori che praticano la gestione integrata delle erbe infestanti. In questo tipo di gestione gli agricoltori – integrando tecniche meccaniche, biologiche, pratiche agricole ecologiche e conoscenze delle caratteristiche delle piante coltivate e di quelle infestanti – possono gestire con successo le erbe indesiderate senza usare prodotti di sintesi ottenendo vari vantaggi: le rese restano alte, si evita l’insorgere di resistenza nelle specie infestanti, si proteggono il suolo, la salute e la biodiversità. Occorre però – sottolineano gli autori del Rapporto Pan Europe – diffondere l’uso di queste alternative, farle conoscere a un maggior numero di agricoltori, continuare nella ricerca per renderle ancora più efficaci.
Un’azione urgente perché di glifosato in Europa se ne usa sempre di più: negli ultimi 10 anni il suo impiego è complessivamente aumento di 15 volte. In testa alla classifica ci sono Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Polonia che messe insieme hanno acquistato – nel 2014 – più di 88.000 tonnellate di ingrediente attivo, una quantità che rappresenta più del 50% delle vendite del mercato Ue.