Un vescovo. Molti scienziati. Medici. Uomini di spettacolo. Alla fine si sono già ritrovati in cento a firmare l’appello lanciato da un giornale di satira che gli eventi della cronaca del terrorismo hanno reso noto in tutto il mondo: Charlie Hebdo. Questa volta non si tratta di una presa di posizione in difesa della libertà di pensiero (come dopo il sanguinoso assalto del 7 gennaio 2015), ma della libertà di non ammalarsi e di non far ammalare l’ambiente. Il 12 settembre Charlie Hebdo ha proposto un appello per l’eliminazione immediata di tutti i pesticidi di sintesi in un numero dedicato del giornale.
E, per la prima volta nella storia di questo settimanale dai toni non propriamente curiali, un alto rappresentante della Chiesa, il vescovo di Troyes, Marc Stenger, si è associato a Charlie Hebdo sottoscrivendo la proposta. “Non è un appello di Charlie Hebdo né un mio appello”, ha spiegato Fabrice Nicolino, uno dei giornalisti sopravvissuti ai colpi di mitra dei terroristi. “È un appello lanciato da esseri umani ad altri esseri umani. Un appello per un grande movimento a favore della vita”.
Il titolo di questo appello è “Noi vogliamo i papaveri”. E il testo è molto breve: “Non riconosciamo più il nostro Paese; la natura è sfigurata. Un terzo degli uccelli è scomparso in 15 anni, metà delle farfalle in 20 anni; api e impollinatori muoiono a miliardi. Le rane e le cavallette sono come evaporate. I fiori selvatici diventano rari. Questo mondo che svanisce è nostro e ogni colore che soccombe, ogni luce che si spegne è un dolore definitivo. Ridateci i nostri papaveri! Ridateci la bellezza del mondo!”
Toni troppo decisi? Non in linea con la cautela dell’approccio scientifico che distingue gli effetti sostanza per sostanza? Risponde Pierre-Michel Périnaud, presidente dell’associazione Alerte des médecins sur les pesticides che conta 1.200 membri: “Qualche anno fa non avrei aderito a un appello del genere e avrei opposto un metodo più pragmatico per esaminare i prodotti uno per uno. Ma quello che notiamo, man mano che la conoscenza progredisce, è che questo sistema di valutazione, promosso e imposto dall’industria, che ragiona per analisi che esaminano i singoli principi attivi, non consente di valutare i rischi reali. Ci vorrebbe mezzo secolo per riformare questo sistema, che non controlla più nulla. Porre immediatamente il tema dell’uscita dai pesticidi sintetici permette di inserirsi in un altro quadro d’azione”.
Tra i firmatari ci sono Greenpeace, la Fondazione GoodPlanet di Yann Arthus-Bertrand, la Federazione delle associazioni France Nature Environnement, la cantante Emily Loizeau, Didier Robiliard (presidente dell’associazione France-Parkinson), il senatore Joël Labbé. L’obiettivo è arrivare a 5 milioni di adesioni in due anni.
Qui l’intervista de “Le Parisien” all’artista Fabrice Nicolino.
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