di Goffredo Galeazzi
Questa volta è il senato a chiedere quali provvedimenti intenda assumere il Mipaaft per destinare una significativa quota di risorse pubbliche all’agricoltura biologica. Agricoltura considerata “un modello agricolo più sicuro, più sano e più equo” penalizzato dal fatto che gran parte dei contributi europei e nazionali vanno all’agricoltura convenzionale, che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici.
Una prima interrogazione era già stata presentata alla camera da Sara Cunial, che ha chiesto al ministro Centinaio l’adozione di una regolamentazione più severa dei prodotti chimici di sintesi. Quest’ultima porta la firma di Donatella Agostinelli, sempre del M5S, che in una articolata interrogazione evidenzia una serie di punti. Primo, dai dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera, emerge che “su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi, al biologico ne vanno solo 1,8 pari al 2,9 per cento delle risorse”. Secondo, studi e ricerche internazionali dimostrano che l’uso dei pesticidi comporta altissimi costi socio-sanitari. Oltre a provocare 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all’anno e 258.000 decessi, come certificato dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS).
Terzo, mentre l’agricoltura chimica richiede molta energia, i sistemi di agricoltura biologica ne utilizzano il 45% in meno e producono il 40% in meno di gas serra rispetto all’agricoltura convenzionale. Quindi l’agricoltura biologica rappresenta un importante strumento per la lotta ai cambiamenti climatici mitigando fenomeni come la desertificazione, l’erosione dei suoli e l’effetto serra.
Insomma l’attuale sistema di fondi comunitari e italiani, secondo Agostinelli, “privilegiando l’agricoltura industriale che fa uso di pesticidi, sta applicando all’inverso la regola chi inquina paga”. A discapito degli agricoltori biologici, penalizzati da alti costi, come la certificazione e l’incidenza del costo del lavoro.