Coltivare il territorio per un nuovo progetto di paesaggio

Coltivare la terra significa anche scolpire il paesaggio, perciò nascerà un nuovo corso di laurea legato all’agricoltura biodinamica: Landscape Architecture – Land Landscape Heritage.

di Carlo Luciano


Lo ha annunciato Ilaria Valente, preside della scuola di Architettura urbanistica e Ingegneria delle costruzioni durante la prima giornata del 35° congresso dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica dedicato a “Innovazione e ricerca, alleanze per l’agroecologia” che si tiene oggi e domani presso il Politecnico di Milano, sotto il patrocinio, tra gli altri, dello stesso Politecnico, del Comune di Milano e della Regione Lombardia.

Questa due giorni era partita sotto un cielo culturale burrascoso. Un gruppo di docenti dell’Università di Milano aveva diffuso una lettera indirizzata al rettore del Politecnico, al sindaco di Milano e ad altri, contestando l’ospitalità concessa al convegno dedicato a un tema considerato antiscientifico dai firmatari. Anche la senatrice Elena Cattaneo aveva aggiunto considerazioni pesanti contro l’agricoltura biodinamica parlando di “pratiche astrologico-sciamaniche”.

Immediata era arrivata la replica, firmata da Claudia Sorlini, professore emerito di Microbiologia Agraria, già preside della Facoltà di Agraria all’Università di Milano e presidente del Comitato scientifico di Expo, e da oltre 50 accademici delle principali università italiane e ricercatori del Crea e del Cnr. La lettera definisce gli interventi di censura della scelta del Politecnico di Milano “scorretti nei confronti di quei colleghi, ottimi ricercatori italiani e stranieri anche di fama internazionale, competenti in materia, che senza pregiudizi hanno condotto ricerche sull’agricoltura biodinamica e biologica e pubblicato i risultati su riviste internazionali, anche di altissimo impatto (PLOS ONE, Nature). Chiunque abbia partecipato a congressi scientifici di qualsiasi disciplina sa che in essi vengono a volte presentate relazioni in disaccordo tra loro, che sollevano accesi dibattiti e discussioni; solo ricerche successive potranno stabilire quale sia la tesi corretta. Il compito della comunità scientifica è comunicare, dialogare, non disdegnare la pratica del dubbio, far circolare le idee e metterle alla prova con mente aperta e senza pregiudizi. L’approccio scientifico non sta nella scelta dell’oggetto, ma nel metodo che viene utilizzato. Il vero atteggiamento antiscientifico è semmai il dogmatismo di chi non vuole occuparsi di argomenti che ha personalmente condannato a priori come ‘ridicoli’”.

I lavori del congresso, con il susseguirsi degli interventi dei relatori arrivati dall’Italia e da vari Paesi, la grande partecipazione, l’attenzione della platea formata da docenti, tecnici, agricoltori, studenti, il video di saluti del sindaco Giuseppe Sala hanno comunque sgombrato il campo dalle polemiche per concentrarsi sul cammino da compiere.

“C’è chi è preoccupato e reagisce in malo modo perché il biologico e il biodinamico si stanno affermando: guadagnano posizioni sul mercato sottraendole all’agricoltura che ha puntato sull’uso intensivo della chimica di sintesi e sull’ingegneria genetica”, commenta Maria Grazia Mammuccini, dell’ufficio di Presidenza di FederBio. “Ma gli studi scientifici pubblicati su riviste di primo piano citati anche oggi dal professor Pacini dell’università di Firenze mostrano che siamo sulla strada giusta, anche se c’è ancora molto da fare”.

Tra il 1990 e il 2018 sono stati pubblicati mediamente  circa 5 articoli all’anno su riviste scientifiche di livello internazionale che affrontano il tema della biodinamica. Sono troppo pochi e per questo è partita la richiesta di moltiplicarli. “Dobbiamo dare più spazio alla ricerca, ma bisogna anche dire che i risultati finora arrivati ci incoraggiano molto: confermano che la fertilità dei suoli coltivati con tecniche biodinamiche è maggiore di tutti, a partire da quella dei suoli coltivati in modo convenzionale”, aggiunge Maria Grazia Mammuccini. “Il biologico e il biodinamico continuano il loro percorso di crescita per diventare, anche grazie al lavoro della comunità scientifica, un punto di riferimento per l’agricoltura del futuro. E’ un obiettivo che acquista priorità per il cambiamento climatico che aumenta lo stress dei terreni e richiede la crescita della loro capacità di assorbire CO2 e resistere in condizioni sfidanti. Oggi però alla ricerca sull’agricoltura biologica e biodinamica vanno solo 8 milioni di euro di sostegno, solo quello dovuto da specifiche norme e cioè il ricavato della tasse sui pesticidi, mentre alla ricerca sull’agricoltura convenzionale ( in realtà sono stati stanziati 25 milioni di euro per la ricerca sulle biotecnologie. Valuta tu se è meglio specificare o lasciare così ) va una cifra tre volte superiore. Occorre un riequilibrio nell’uso delle risorse pubbliche”.

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