di Goffredo Galeazzi
Un via libera convinto, a schiacciante maggioranza: 343 favorevoli, 38 contrari, 1 astenuto. Così la Camera ha dato semaforo verde alla legge che rilancia l’agricoltura biologica riconoscendola come uno strumento importante nella difesa degli interessi dell’Italia dal punto di vista della salute dei consumatori, della tutela del territorio e del rilancio dell’economia.
In un momento in cui la conflittualità politica cresce in modo allarmante, la difesa del biologico ha consentito un accordo larghissimo tra le forze politiche. In nome di valori riconosciuti come unificanti: sostegno al made in Italy di qualità attraverso il marchio del biologico italiano; difesa dal cambiamento climatico, riducendo l’impatto serra dell’agricoltura responsabile in modo diretto dell’11% delle emissioni serra e del 24% calcolando anche l’allevamento; protezione dai pesticidi, che l’Ispra puntualmente trova nelle acque di falda; tutela della fertilità del suolo, che l’abuso di chimica di sintesi ha impoverito; rilancio della ricerca, che ha dato un contributo prezioso alla crescita del comparto.
Punti ricordati con chiarezza sia nel testo della legge che nel dibattito che ne ha accompagnato l’approvazione. All’articolo 1 si legge che il settore bio e biodinamico “concorre alla tutela della salute e al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra e fornisce appositi servizi eco-sistemici, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. E’ compito dello Stato favorire e promuovere “ogni iniziativa volta all’incremento delle superfici agricole condotte con il metodo biologico”, anche incentivando “la costituzione di organismi, punti e piattaforme di aggregazione del prodotto e di filiere biologiche”. Il metodo biodinamico, che prevede l’uso di preparati e specifici disciplinati “nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Ue, è equiparato al metodo di agricoltura biologica”.
La legge punta inoltre a disciplinare il sistema delle autorità nazionali e locali, i distretti biologici e l’organizzazione della produzione e del mercato. Tende a favorire la semplificazione amministrativa e i mezzi finanziari per il sostegno alla ricerca e alle iniziative per lo sviluppo della produzione bio. Promuove la realizzazione di campagne di informazione e di comunicazione istituzionale, nonché l’utilizzo di prodotti bio da parte di enti pubblici e istituzioni.
Molto soddisfatta Susanna Cenni, del Pd, prima firmataria di una legge che “consegna una risposta utile agli agricoltori e ai consumatori, ad una comunità, con la convinzione che la strada davanti a noi è quella dello sviluppo sostenibile”. Cenni ricorda che il comparto della produzione bio e biodinamica “cresce, è competitivo, è stato più capace di resistere alla crisi di questi anni”. Che la legge è una risposta “seria, non dogmatica” alle esigenze di crescita del settore agricolo. E che il Piano nazionale sulle sementi biologiche, “inserito grazie a un nostro emendamento, servirà ad aumentare il numero delle sementi a disposizione dei produttori”.
Convinta anche l’adesione di Marzio Liuni, che ha annunciato il voto favorevole della Lega, sottolineando il ruolo di leadership dell’Italia in questo settore e le ulteriori possibilità di crescita assicurate dal marchio del biologico italiano. Per il Movimento 5 stelle Paolo Parentela, citando i numeri contenuti nel rapporto Cambia la Terra Così l’agricoltura convenzionale inquina l’economia (oltre che il pianeta) ha sottolineato come l’agricoltura bio contribuisca a contrastare i cambiamenti climatici, ridurre l’inquinamento di suolo e dell’acqua, difendere la biodiversità. Aggiungendo che “lo sviluppo del sistema biologico è un’occasione strategica per rafforzare la convenienza di impresa, la redditività aziendale in zone spesso marginali e il rafforzamento dell’occupazione in agricoltura”.
Soddisfatta anche Federbio che da diverse legislature aspettava un disegno di legge sul biologio. “In un momento in cui i consumatori chiedono al sistema di certificazione del biologico maggiori garanzie di integrità, l’istituzione di un logo nazionale è un primo passo importante per sviluppare un sistema di tracciabilità e controllo più efficace per i prodotti biologici nazionali. La norma, attesa da tre legislature, prevede l’integrazione di azioni di promozione istituzionale dei prodotti biologici che fino a ora sono mancate, intensificando così anche le verifiche sui prodotti importati dai Paesi fuori dall’Unione Europea”, commenta il presidente di FederBio Paolo Carnemolla.
Qui il testo del dibattito in aula.