Roundup, Bayer condannata in California

risarcimento

Un tribunale ha riconosciuto che l’esposizione al pesticida al glifosato è responsabile del tumore alla pelle sofferto da Andrew Hardeman. Da giugno a oggi il titolo si è dimezzato in Borsa.

di Goffredo Galeazzi


Nuova pesante sconfitta per Bayer che rischia di affondare per le cause intentate negli Stati Uniti contro il diserbante Roundup, a base di glifosato, prodotto dalla Monsanto, società Usa acquisita per 63 miliardi di dollari nel giugno scorso. Un tribunale della California, al termine di un processo durato nove giorni, riconoscendo la responsabilità del gruppo agrochimico, ha concluso che l’esposizione al Roundup è responsabile del tumore alla pelle sofferto da Andrew Hardeman, utilizzato per 26 anni nelle sue proprietà rurali della California settentrionale. I sei giurati, in una seconda parte del procedimento, dovranno ora prendere in esame se l’azienda ha tenuto nascosti i rischi per la salute e se e quali danni debba pagare, una decisione che potrebbe imporre ingenti risarcimenti.

I precedenti non sono favorevoli a Bayer. Il gruppo ha perso una causa analoga la scorsa estate, quando fu condannato a un risarcimento di 289 milioni di dollari a Dewayne Johnson, che si era ammalato di cancro a causa dell’esposizione al Roundup durante il suo lavoro di giardiniere. La somma è stata successivamente ridotta a 78,5 milioni, mentre Bayer ha presentato appello contro il merito del verdetto.

La nuova sconfitta in tribunale negli Usa ha portato a un tracollo del titolo Bayer sulla Borsa di Francoforte, dove l’azione è arrivata a cedere il 12%. Da giugno scorso il costo della vicenda legale del pesticida si è tradotta finora in un crollo del 50% del titolo. Dopo l’ultima sentenza, Bayer in una nota ha detto di “continuare a credere fermamente che la scienza confermi come gli erbicidi a base di glifosato non causino il cancro”. Complessivamente negli Stati Uniti sono 11.200 le persone tra agricoltori, giardinieri e consumatori che hanno presentato denuncia per gli effetti nocivi del diserbante. Sei ulteriori casi dovrebbero essere in giudizio entro la fine di quest’anno.

Nel 2015 la International Agency for Research on Cancer (IARC), ha classificato il glifosato come probabilmente cancerogeno per gli esseri umani, dando credito a ricorsi in tribunale e interventi di authority nazionali. Ciononostante l’Unione europea ha autorizzato nel 2017 la commercializzazione del glifosato per altri cinque anni.

“A questo punto l’Unione europea non può che ripartire dal principio di precauzione sancito nei suoi documenti costitutivi e rivedere necessariamente l’autorizzazione all’utilizzo di glifosato”. E’ netta Maria Grazia Mammuccini – portavoce della Coalizione Stop Glifosato, che riunisce oltre 50 associazioni italiane, e coordinatrice di Cambia la Terra -nel commentare la condanna incassata in queste ore dalla Bayer.  “L’Unione europea ha rinnovato nel novembre 2017 l’autorizzazione all’uso del glifosato, dopo che lo Iarc, l’Istituto di ricerca sui tumori aveva lanciato un allarme messo poi in discussione dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, l’Efsa. Ma le sentenze statunitensi – continua Mammuccini – si basano su dati sanitari e ci dicono che ormai la pericolosità del diserbante più utilizzato al mondo è un dato acclarato, che dà luogo a richieste di risarcimento milionarie. Chiediamo quindi alla Commissione UE di rivedere velocemente le decisioni prese un anno e mezzo fa. Siamo in realtà ben oltre al principio di precauzione. E chiediamo all’Italia di fare la sua parte, cominciando subito con il cancellare gli incentivi all’agricoltura che utilizza il glifosato e mobilitandosi per farsi portavoce in Europa della revoca all’uso del diserbante. In primo luogo per difendere la salute dei cittadini che rischiano di consumare cibo con residui e tutelare la vita di chi lavora sui campi e che rimane vittima di sostanze chimiche di sintesi che non avrebbero mai dovuto essere autorizzate”, conclude Mammuccini.

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