Gli alimenti contaminati da batteri, virus, parassiti, tossine o sostanze chimiche fanno sì che oltre 600 milioni di persone – quasi 1 su 10 persone nel mondo – si ammalino e 420.000 muoiano ogni anno in tutto il mondo, causando la perdita di 33 milioni di anni di vita. Il 40% delle malattie di origine alimentare colpisce i bambini sotto i 5 anni, causando 125.000 morti ogni anno.
L’allarme era stato lanciato già lo scorso febbraio ad Addis Abeba in occasione della prima Conferenza internazionale sulla sicurezza alimentare, organizzata dall’Unione africana (Ua), dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Ora è stato rilanciato perché in tutto il mondo gli alimenti a rischio sono riconosciuti come causa di più di 200 malattie acute e croniche.
Le prime stime del carico globale di malattie di origine alimentare (in sigla Fbd, cioè foodborne disease) sono state segnalate dall’Oms che indica come i 31 rischi esaminati siano responsabili di 600 milioni di casi di malattie di origine alimentare, con conseguenze sulla disabilità. Il cibo non sicuro crea un circolo vizioso di malattia e malnutrizione, che colpisce in particolare i neonati, i bambini piccoli, le donne incinte, gli anziani.
Inoltre malattie legate a carenze alimentari, da infezioni del tratto digestivo al cancro, sovraccaricano i sistemi sanitari e danneggiano le economie, il commercio e il turismo. L’impatto di alimenti non sicuri costa ogni anno alle economie a reddito medio-basso, calcola la Banca Mondiale, la perdita di 95 miliardi di dollari per la mancata produttività e 15 miliardi in spese mediche.
Si prevede che fattori quali il commercio globale, i cambiamenti nelle abitudini alimentari e le tecniche agronomiche, come pure la crisi climatica, aumenteranno ulteriormente il carico globale di malattie di origine alimentare. Purtroppo, osserva la Fao, c’è poca attenzione per la sicurezza alimentare, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. I governi dei Paesi a basso e medio reddito devono investire di più in conoscenze fondamentali, risorse umane e infrastrutture, realizzando sinergie tra investimenti nella sicurezza alimentare, nella salute e nella tutela dell’ambiente.