Le diete iperproteiche sono sempre più popolari, e sotto varie denominazioni troviamo diete che in comune hanno l’esclusione completa dei carboidrati, compensata da un elevato apporto di proteine animali. Gli apparenti vantaggi sono che con la dieta proteica inizialmente si perde peso, più facilmente, anche per un effetto disidratante, se non si fa attenzione a bere molto. Ma, linea a parte, è davvero salutare escludere i carboidrati?
Sotto la stessa denominazione, generalizzando si includono alimenti che sono completamente differenti, per l’impatto che hanno sulla glicemia e l’insulina. I carboidrati raffinati (farine bianche, pasta riso bianco e pane bianco, dolci, saccarosio) sono alimenti con un alto indice glicemico che stimolano l’insulina, un ormone coinvolto sia nella patologia diabetica che tumorale. Quando parliamo di carboidrati raffinati quindi, oggi sappiamo certamente che non sono amici della salute: promuovono infiammazione e sono associati a maggior rischio cardiovascolare, pertanto è giusto dire che andrebbero evitati o ridurne il consumo in modo drastico. Basta però sostituire i cereali raffinati con quelli integrali e le cose cambiano in realtà: il World Cancer Research Fund, indica che il consumo di cereali in chicco come orzo, farro, grano saraceno, riso integrale, rosso, nero, è fortemente associato alla prevenzione del tumore al colon
Il germe del grano dei cereali integrali ha proprietà anti-cancerogene plausibili presumibilmente perché è una ricca fonte di vari nutrienti bioattivi e composti non nutritivi tra cui vitamina E, selenio, rame, zinco, lignani, fitoestrogeni e composti fenolici e fibre alimentari. Ad esempio, negli studi sperimentali, è stata dimostrata l’attività antiossidante di diversi acidi fenolici. Gli alchilresorcinoli, presenti nel frumento integrale, orzo, segale hanno dimostrato di essere inversamente correlati al rischio di cancro del colon-retto nell’European Prospective Investigation on Cancer and Nutrition (EPIC). I cereali integrali possono anche proteggere dal cancro del colon-retto legando gli agenti cancerogeni e regolando la risposta glicemica.
Nell’uomo, diversi tipi di fibra possono, a vari livelli, essere fermentati o metabolizzati dalla microflora del colon, e questo può influenzare diversità e numerosità delle popolazioni batteriche presenti nel colon. La fermentazione microbica all’interno dell’intestino crasso forma acidi grassi a catena corta, come il butirrato, che negli studi sperimentali hanno dimostrato effetti anti-proliferativi per le cellule del cancro del colon. Altri meccanismi attraverso i quali un maggiore apporto di fibre alimentari può ridurre il rischio di tumore del colon-retto comprendono la riduzione del tempo di transito intestinale e l’aumento della massa fecale, che ridurrebbe il potenziale di interazione di mutageni fecali con la mucosa del colon e una riduzione della produzione secondaria di acido biliare. Diete ricche di fibre possono anche ridurre la resistenza all’insulina, che è un fattore di rischio per il cancro del colon-retto.
Sicuramente è importante scegliere cereali non trattati con pesticidi: è noto che il glifosato, un probabile cancerogeno e interferente endocrino, è un contaminante spesso presente nelle farine e nelle paste e i cereali integrali, non essendo privanti della parte esterna, sono più contaminati dai pesticidi, se trattati. I pesticidi presenti nel cibo vengono ingeriti e metabolizzati in parte nell’intestino dove creano una alterazione della flora batterica intestinale, contribuendo all’infiammazione, condizione che aumenta il rischio di tumore del colon. Pertanto per non perdere i vantaggi del consumo di cereali integrali in chicco è fondamentale sceglierli di agricoltura biologica.