La terza, epocale, sentenza contro Bayer, per un risarcimento da 2,05 miliardi di dollari, affonda l’azienda tedesca. Già nei giorni precedenti il titolo in Borsa aveva risentito degli effetti del dibattimento nel tribunale californiano: la misura della condanna inflitta da un tribunale della California, che ha ben pochi precedenti, è apparsa un segnale inequivocabile per gli investitori. Dopo i casi dei mesi scorsi di Dewayne Johnson e Erwin Hardemann, costati alla multinazionale tedesca risarcimenti da 78,6 milioni di euro, la sentenza sulla causa intentata da Alva e Alberta Pillod, due californiani ammalati di cancro, entrambi di un linfoma non-Hodgkin, costituisce il terzo precedente ed apre la porta a migliaia di altri procedimenti intentati sempre contro il colosso tedesco sotto accusa per il Roundup, l’erbicida prodotto da Monsanto (ora gruppo Bayer) a base di glifosato.
Secondo l’accusa non solo il glifosato è dannoso ma la pubblicità risulta ingannevole. Lo spot del Roundup, ha sostenuto il legale dell’accusa durante gli interrogatori, mostra un uomo in pantaloncini e maglietta che distrugge le erbacce del suo giardino con un rassicurante sottofondo di musica country. Niente tuta protettiva. Niente mascherina. Niente guanti. E la coppia di querelanti si è adeguata a queste immagini rassicuranti evitando di indossare elementi protettivi, anche perché l’etichetta del prodotto non ne raccomandava minimamente l’uso.
Questa nuova causa, giunta a sentenza, è solo una delle 13.400 che pendono contro la Bayer legate agli effetti cancerogeni di cui sono accusati i prodotti Monsanto. I legali della multinazionale hanno sostenuto che le pregresse situazioni cliniche della coppia californiana erano già compromesse, indipendentemente dall’uso dell’erbicida. Ma il legale della coppia aveva chiesto un provocatorio risarcimento di un miliardo di dollari, partendo dal fatturato stesso dell’erbicida: il solo Roundup ha garantito un introito di 892 milioni di dollari nel 2017. È stato più che accontentato.
A giudicare da queste prime tre sentenze, e dal numero totale di cause intentate contro la Bayer, la situazione della multinazionale rischia di farsi davvero pesante. Il Roundup è stato dichiarato “probabile prodotto cancerogeno” nel 2015 dall’International Agency for Research on Cancer – agenzia dell’Organizzazione mondiale della Sanità – e non cancerogeno dall’ente americano Us Environmental Protection. E sull’uso del glifosato si è aperto un contenzioso globale, con una forte mobilitazione dal basso che in Europa ha portato a risultati importanti dal punto di vista legislativo , politico e scientifico. Secondo alcuni analisti, già dopo le sentenze di risarcimento nei casi Johnson e Hardemann, i guai giudiziari dell’azienda costerebbero circa 5 miliardi di euro, tra spese legali e indennità. Ora, se solo una piccola parte delle cause pendenti dovesse seguire l’iter dei tre dibattimenti arrivatri a sentenza, la stima potrebbe aumentare in maniera esponenziale, con esiti di portata ancora difficile da definire.
Il rischio elevato per Bayer, oltre ai costi legali, al titolo in Borsa che crolla a ogni dibattimento in tribunale sugli effetti del glifosato, è quello di veder vanificato un investimento record, ovvero i 63 miliardi di dollari spesi per assumere il controllo di Monsanto. Cifra significativa, che allo stato attuale corrisponde curiosamente al valore in Borsa del gruppo tedesco, raggiunto dopo il crollo del titolo.
Proprio il valore in Borsa della multinazionale è indicativo della crisi: mai così basso negli ultimi cinque anni (quando l’azienda, nel 2015, raggiunse il valore massimo ad azione di € 143,88) e dimezzato nell’ultimo anno, da quando ha acquisito Monsanto: il valore nominale dell’azione è passato da 100 a 55 euro nel giorno della terza sentenza record da due miliardi di risarcimento.
Da una parte l’aspetto economico, dall’altra quello reputazionale. L’azienda tedesca, fondata nel lontano 1863, ha curato milioni di persone con il farmaco forse più famoso di sempre, l’aspirina. Ha fondato una squadra di calcio ancora oggi molto amata in Germania e ha da sempre favorito attività di beneficienza. Gli azionisti di punta ora chiedono spiegazioni, parlando di rischio di sopravvivenza per l’azienda. L’accusa è quella di aver sottovalutato l’impatto dell’acquisizione di Monsanto, azienda da sempre al centro di polemiche e accuse ultimamente anche per il ruolo politico avuto nella crisi venezuelana.
La reputazione della Bayer è sotto i minimi storici. Il titolo precipita. E le assemblee degli azionisti stanno diventando un ring.