Boom di piante officinali in Italia. Il successo del settore è certificato dall’ultima fotografia scattata al segmento: la domanda nazionale ha raggiunto i 25 milioni di chili nel 2018. E oltre il 40% della superficie coltivata è biologica. Gli italiani hanno scoperto con gli anni, o meglio riscoperto, le piante officinali. Il loro primo utilizzo è ancora in cucina. Ma sono sempre di più i consumatori che le scelgono per le loro proprietà curative. Che sia per metterle in un piatto o per alleviare la bruciatura del solleone, sta di fatto che si registra un vero e proprio boom di richieste.
In Italia si contano circa 300 specie di piante utilizzate per le loro proprietà in farmaceutica, cosmesi e cucina, per la difesa delle colture, per l’igiene della persona e della casa o per ottenere oli essenziali e tinture per l’abbigliamento. Dai dati raccolti dal ministero delle Politiche agricole, da AssoErbe, da Fippo (Federazione italiana produttori piante officinali) e da Siste (Societa’ italiana di scienze applicate alle piante officinali e ai prodotti per la salute), si scopre che le specie coltivate più importanti dal punto di vista economico in Italia sono: mirtillo nero, vite rossa e zafferano. La classifica delle piante officinali più coltivate con metodo biologico, invece, vede al primo posto il meliloto, al secondo la lavanda e al terzo il coriandolo.
Secondo i dati riportati nel Piano di settore delle piante officinali, sono circa 3 mila le aziende agricole italiane impegnate in questo campo. Coprono una superficie coltivata a piante aromatiche (medicinali e da tavola) di oltre 7 mila ettari, sufficiente però a soddisfare appena il 30% del fabbisogno nazionale; il restante 70%, secondo una stima di Coldiretti, viene importato. Il principale produttore mondiale è la Cina.
Nel mondo mediterraneo le più antiche informazioni sull’uso di piante come farmaci sono legate agli Egizi. È nella Grecia classica che però nasce “l’arte del guarire” vera e propria. Un filo fatto di conoscenze sempre più precise e capacità di cura crescente tiene assieme il V secolo a.C. del greco Ippocrate e il I secolo d.C. del romano Dioscoride che nei suoi trattati pone le basi organiche della fitoterapia.
Per tramandare il sapere e riconoscere le diverse specie nasce l’esigenza di illustrare le piante da utilizzare: prendono vita i primi erbolari. Che, assieme ai trattati, permisero il passaggio delle conoscenze dal Medioevo al Rinascimento.