Sommersa da una nuvola di pesticidi

Nella zona del prosecco trattamenti ai vigneti senza segnalazioni. Ma avanza la candidatura dell’Altamarca a patrimonio dell’Unesco

di Goffredo Galeazzi


Travolta da una nuvola di pesticidi. Non era stato esposto il segnale di pericolo previsto dal regolamento di polizia rurale. E così una signora residente a Follina, qualche giorno fa, è stata improvvisamente sommersa da una nuvola di pesticidi mentre attraversava in auto Miane, in provincia di Treviso, dove un agricoltore stava facendo il trattamento al suo vigneto. Il caldo l’ha costretta ad aprire i finestrini della macchina e “in un istante l’abitacolo dell’auto si è saturato. Ho corso per allontanarmi perché mi mancava il respiro”, ha raccontato da signora al quotidiano Oggi Treviso.

Quali le conseguenze?

Spaventata, è andata in Comune per sporgere denuncia, ma erano le 14 e non ha trovato nessuno. Nel frattempo un forte malessere ha iniziato a preoccuparla. E’ andata al pronto soccorso di Vittorio Veneto, dove le è stata diagnostica una infiammazione della faringe. Una volta a casa ha deciso di scrivere una lettera che ha inviato al Comando di Valdobbiadene del Corpo Forestale dello Stato, al sindaco del Comune di Miane, al direttore dell’Unità sanitaria locale e all’assessore all’ambiente della regione Veneto.

“Quello che è successo a me, in realtà, – ha dichiarato al quotidiano – capita regolarmente a tante altre persone, dai cicloturisti a chiunque transiti sulle colline e ritengo che sia una violazione delle libertà di base di un cittadino, come il poter respirare e vivere in una zona salubre”.

Le domande dell’intossicata

In attesa di una risposta delle istituzioni a cui si è rivolta, la signora si chiede “come questi luoghi possano essere dichiarati patrimonio Unesco se sono praticamente preclusi alla gente da marzo a settembre perché i trattamenti che vengono fatti sui vigneti sono pericolosi, per la salute”. Eppure ha trovato nuovo slancio la candidatura delle colline del prosecco nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità come paesaggio agrario. I sindaci del territorio salutano positivamente la raccomandazione di Icomos Italia, l’organismo consultivo dell’Unesco, a favore della candidatura delle colline del prosecco nella lista dell’Unesco.

Un anno fa proprio Icomos Italia aveva chiesto integrazioni al dossier di candidatura e gestione del sito presentati dal comitato promotore, spiegando che esistevano delle criticità per quanto riguarda la sostenibilità ambientale .

La valutazione di Icomos Italia

Adesso al centro della valutazione positiva, pur con qualche distinguo, di Icomos Italia è il cambio del focus geografico: il paesaggio agrario e non più solo il prodotto prosecco. La problematica “pesticidi” è stata del tutto ignorata. In nessuna delle pagine scritte da Icomos vi sono riferimenti ai fitofarmaci utilizzati nei trattamenti ai vigneti. Una scelta che ha provocato la protesta degli ambientalisti.

Le osservazioni dell’organismo consultivo, in un dossier in tre parti, forse non avranno un peso decisivo nella votazione del World Heritage Committee dell’Onu del 7 luglio a Baku (Azerbagian). Ma dovranno essere tenute in considerazione nella gestione del sito per i prossimi anni. Per Icomos “le tecniche di viticoltura devono mantenere l’integrità del paesaggio, tra queste è inclusa la vendemmia a mano”, perché non è il prosecco a diventare patrimonio Unesco, ma le colline di Conegliano e Valdobbiadene.

La futura gestione dell’area

Un capitolo della relazione di Icomos è riferito alla futura gestione dell’area. Dovrà cambiare la vocazione del territorio: non più (non soltanto) agricola o industriale, ma anche turistica. Infine va attenuato l’impatto visivo delle zone industriali (molte già dismesse) e semaforo rosso anche per le nuove costruzioni in area agricola. In generale, il piano di gestione del sito “necessita di un maggiore sviluppo e di implementazione”.
Per Mauro Agnoletti, coordinatore scientifico del dossier per la candidatura delle colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, “il successo della candidatura è dovuto al grande lavoro svolto per riscrivere il dossier, 300 pagine, da parte di un team di sei esperti che in pochi mesi hanno svolto nuove indagini e prodotto molti materiali originali”. Agnoletti sottolinea che dal precedente dossier “sono stati eliminati focus non efficaci su tecniche vitivinicole e sul vino inteso solo come prodotto. Abbiamo puntato sul vero valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza dell’Italia, non solo del prosecco, cioè il paesaggio”.

Le ciritiche di Pesticides Action Network Italia

Lamenta Gianluigi Salvador del direttivo Pesticides Action Network Italia, che “quest’anno sono completamente assenti dal documento Icomos le parole pesticide e pollution, come se certificare culturalmente il sito con la fotografia del paesaggio e qualche accenno frammentario alla storia recente della monocoltura viticola, ormai industrializzata, eliminasse i forti disagi della popolazione residente ed i pericolosi inquinamenti della chimica di sintesi, che investe tutti i beni ambientali, nell’interesse lucrativo di una piccola minoranza della popolazione”.

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