Stop alla monocoltura delle nocciole

Tutti  i 7 Comuni attorno al lago di Bolsena uniti contro la coltivazione intensiva di nocciole: norme per frenare l’uso dei pesticidi

di Maria Pia Terrosi


Nocciole, semaforo rosso. Se coltivate in modo intensivo. Dopo Bolsena, Grotte di Castro, Capodimonte, Gradoli, Marta e Valentano ora anche il Comune di Montefiascone, in provincia di Viterbo, scende in campo per frenare la coltivazione intensiva di nocciole e le sue conseguenze per il territorio e le acque del lago di Bolsena.

Lo scorso mese Massimo Paolini, sindaco del Comune in provincia di Viterbo, ha firmato un’ordinanza che fissa regole più stringenti nell’uso dei pesticidi vietando “a chiunque coltivi per scopi commerciali i noccioleti l’utilizzo e/o lo spandimento all’interno del territorio comunale di diserbanti, fitosanitari, pesticidi e/o concimi chimici e fertilizzanti nel raggio di 200 metri rispetto al punto di captazione o di derivazione di acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano”.

Nocciole, cosa prevede il regolamento

Inoltre lo stesso provvedimento vieta di utilizzare  sull’intero territorio comunale erbicidi contenenti  glifosato, così come di impiegare prodotti fitosanitari nelle aree interne ai monumenti naturali, riserve, aree di captazione di particolare valore, a eccezione dei trattamenti per agricoltura biologica. L’ordinanza richiama  all’applicazione delle normative esistenti e dei principi generali di difesa integrata delle colture in modo ridurre al minimo l’uso dei prodotti chimici.  Tra queste l’utilizzo di tecniche colturali di fertilizzazione e irrigazione equilibrate, la prevenzione e il trattamento degli organismi nocivi attraverso monitoraggi, la “lotta guidata” e l’utilizzo di metodi biologici (colture cuscinetto e trappole attrattive, mezzi fisici, meccanici, agronomici).

Non solo. Il provvedimento comunale ricorda che le nuove colture di noccioleti non possono essere considerate una semplice pratica di rotazione agricola, ma di fatto rappresentano una monocoltura che impoverisce il suolo utilizzando prodotti chimici dannosi per l’uomo e per l’ambiente. Pertanto prima della realizzazione di nuovi impianti di noccioleti all’interno del bacino imbrifero del lago di Bolsena deve essere comunicata al Comune tutta la documentazione riguardo alla relativa “valutazione d’incidenza“, mentre gli impianti di noccioleti già realizzati dovranno trasmetterla entro 30 giorni dall’entrata in vigore dell’ordinanza stessa.

I danni per il lago di Bolsena

Un lago, quello di Bolsena, il cui stato di salute è seriamente compromesso dai pesticidi e fertilizzanti, usati nella coltivazione intensiva di nocciole, che si accumulano nelle sue acque anche a causa della scarsa portata del suo emissario. Va anche considerato che il tempo di ricambio del lago di Bolsena – nel passato pari a 150 anni –  è oggi salito a 300 anni a causa proprio degli eccessivi prelievi di acqua a monte del bacino. Per questo l’installazione di nuovi noccioleti che comporta un ulteriore aumento del consumo di acqua irrigua, va evitata visto che già oggi è stato superato il massimo prelievo compatibile con la ricarica della falda e con il deflusso minimo vitale (Dmv) dell’emissario. Una situazione di vera emergenza purtroppo confermata dall’Arpa Lazio che ha certificato il degrado trofico del lago da “buono” a “sufficiente”, a causa del processo in atto di eutrofizzazione.

Per i trasgressori sono previste sanzioni pecuniarie da 500 a 20mila euro. La battaglia contro la produzione intensiva di nocciole da parte dei sette Comuni intorno al lago di Bolsena è soltanto iniziata.

 

 

 

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