di Maria Pia Terrosi
“Il biologico non è un sistema ecologicamente sostenibile”; “nessuna produzione nazionale di elevato prestigio deriva dal metodo biologico”; “imporre regole ferree e disciplinari come quello del biologico risulta penalizzante per le varie condizioni dove gli imprenditori agricoli si trovano a operare”. Sono alcuni dei commenti contenuti in una lettera aperta che Roberto Defez, ricercatore del Cnr di Napoli, ha inviato ai parlamentari chiamati a decidere in merito alla legge sul biologico (disegno di legge 988), ora in discussione al Senato.
Per capire se le affermazioni di Roberto Defez siano a carattere personale o se questa presa di posizione contro il biologico sia condivisa dal Cnr, tre deputate (Sara Cunial come prima firmataria, Gloria Vizzini e Veronica Giannone) il 10 luglio hanno presentato un’interrogazione rivolta al ministero dell’Ambiente, al ministero della Salute e al ministero delle Politiche agricole. Chiedendo inoltre, come si legge nel testo dell’interrogazione, quali iniziative i ministeri “intendano adottare per evitare che pericolose informazioni in tale ambito siano incentivate e diffuse da parte di chi, diffondendo certi messaggi, mette a rischio la salute pubblica e il territorio.”
“Sono affermazioni – ha scritto Sara Cunial in un post su FB – che sembrano avere l’unica valenza difensiva di settori produttivi connessi a particolari forme di agricoltura convenzionale/integrata e dei pesticidi che vengono utilizzati con questi metodi. Sono ormai numerosi gli studi scientifici che hanno evidenziato come l’esposizione ai pesticidi (in Italia ne vengono utilizzate 130 mila tonnellate all’anno) aumenti il rischio di sviluppare patologie ormonali, metaboliche, neurodegenerative, alterazioni dello sviluppo neuro cognitivo dei bambini e cancro”.
Invece la legge sul biologico può essere un’occasione preziosa per il superamento del metodo convenzionale, in direzione di un’agricoltura più sana e priva di pesticidi. Ormai è evidente a tutti – ha aggiunto Sara Cunial – che “la tutela del clima, della salute delle persone, della terra e delle acque, nonché della nostra economia e del Made in Italy passi inevitabilmente per l’abbandono dei veleni in agricoltura. Sempre più studi lo dimostrano ed evidenze empiriche lo confermano giorno dopo giorno, tant’è che nel nostro Paese il biologico è uno dei pochi settori in crescita che sopravvive e prospera praticamente in assenza di finanziamenti pubblici. Al contrario dell’agricoltura convenzionale che senza la stampella dei fondi cospicuamente elargiti dallo Stato non potrebbe vivere un giorno ancora.”
Ecco il link al Testo dell’interrogazione