Lazio dalla parte dell’agricoltura di qualità. Promuovere l’agricoltura biologica; diffondere buone pratiche rurali, ambientali e sociali; tutelare le conoscenze locali e la biodiversità; sviluppare l’ecoturismo culturale e gastronomico. Tutto attraverso la diffusione di un modello partecipativo dal basso, attento allo sviluppo sostenibile e alle vocazioni dei territori. Sono le linee guida della legge che disciplina i biodistretti approvata dal Consiglio regionale del Lazio con 22 voti favorevoli e 11 astenuti. I biodistretti sono organizzazioni nate spontaneamente negli anni scorsi, ce ne sono 30 in tutta Italia, di cui 2 nel Lazio (Viterbo e Frosinone), e uno attualmente in formazione nella zona di Fiumicino e Cerveteri. Si tratta – nella definizione che dà la nuova legge del Lazio – di un’area geografica omogenea con vocazione all’agricoltura biologica, dove i vari soggetti che operano nel settore “stringono un patto di solidarietà – si legge nella relazione – per la gestione sostenibile del territorio, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo”. In pratica si mettono in rete amministrazioni locali, produttori, consumatori per promuovere un modello di sviluppo ecosostenibile.
Con questa legge, la prima in tutta Italia, si prevedono forme di intervento regionale per gestire un biodistretto, con l’istituzione di un fondo specifico. Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale adotterà un regolamento che dovrà contenere i criteri per individuare i soggetti che possono far parte del biodistetto, le modalità per l’elaborazione dei programmi annuali, per l’erogazione dei contributi previsti e per i controlli sulla loro utilizzazione. Per ciascuna delle annualità 2020 e 2021 sono stanziati 150 mila euro per la parte corrente e 200 mila euro per gli interventi.
La Regione individua e riconosce i diversi biodistretti, secondo una serie di parametri precisi (la presenza preponderante di sistemi di coltivazione, allevamento e trasformazione alimentare a carattere biologico, la qualità ambientale del territorio, l’identità storica e territoriale omogenea, la presenza di zone paesaggisticamente rilevanti). A promuoverne l’istituzione è un comitato costituito fra gli enti locali e i soggetti rappresentativi del sistema economico e sociale che operano nella zona.
L’istituzione viene proposta alla Giunta regionale, che, inoltre, approva il piano elaborato dal soggetto gestore. Il piano deve contenere gli obiettivi da raggiungere, i progetti messi in campo per l’uso razionale ed ecosostenibile delle materie prime e delle risorse energetiche, gli interventi per ridurre l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti chimici, gli interventi per il recupero ambientale. Ha validità triennale, ma è articolato in programmi annuali. Viene, infine, istituito un fondo per la promozione dei biodistretti, per realizzare studi di settore, azioni informative e di educazione alimentare, partecipazione a concorsi o fiere, diffusione di conoscenze scientifiche, pubblicazioni e siti web.