“Ci pare molto importante il fatto che l’agricoltura biologica sia riconosciuta come attività economica di interesse nazionale con funzione sociale ed ambientale”. Così Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio e portavoce di Cambia la Terra, durante un’audizione in commissione Agricoltura del Senato sulla pdl Agricoltura biologica. “L’altro punto importante – prosegue – che ci consente di cogliere le opportunità e qualificare ulteriormente il nostro agroalimentare italiano è l’istituzione del marchio ‘biologico italiano’: un’altra importante iniziativa, che può favorire la conversione di altri produttori e dare anche più forza ai produttori agricoli”.
In generale, la valutazione di Federbio del testo in discussione è positiva: “è equilibrato, e noi lo definiremmo molto buono”. Nell’articolato – precisa – “ci sono tanti strumenti e tante proposte che consentono di sostenere questa fase di passaggio del biologico: voi avrete i dati del Sinab, che ormai sanciscono da anni la crescita costante del biologico”.
Ecco i dati esposti dalla presidente di Federbio: “In 7 anni, dal 2011 al 2017, la superficie agricola a coltivazione biologica è aumentata del 71%; come dati del 2018, le vendite di prodotti da agricoltura biologica in Italia (rilevate dall’osservatorio di Nomisma su dati Nielsen/Assobio) registrano un +8% anche nel 2018, con un giro di affari di 3,5 miliardi di euro e 2 miliardi per l’export: siamo un settore che ormai ha 5 miliardi e mezzo di giro di affari, un settore economico importante, che va strutturato con gli strumenti che servono per strutturare una crescita di questa natura, e anche per garantire che essa avvenga rispettando i valori fondanti del vero biologico“.
Ascoltata dalla Commissione Agricoltura del Senato, la presidente di Federbio ha voluto ricordare l’importanza della ricerca: “Il sostegno alla ricerca, all’innovazione e alla formazione – sottolinea – è strategico per il futuro: abbiamo bisogno di più ricerca e formazione, e riteniamo che il mondo della ricerca può trovare nel bio un campo di investimento strategico per il futuro”. Importante infine l’articolo relativo ai distretti biologici che, senza avere uno specifico riferimento normativo, si stanno diffondendo in tutto il paese anche come strumento innovativo di valorizzazione e governo del territorio, e l’attivazione di strumenti d’integrazione tra produttori e operatori della filiera biologica a partire dal riconoscimento dell’interprofessione.
Su una questione, infine, si è voluto appuntare un giudizio negativo: “L’unico punto che non è stato accolto e che ritenevamo importante è prevedere, nel piano d’azione nazionale, il coordinamento col piano strategico nazionale sulla Pac, che dovrà essere redatto, e sul piano d’azione nazionale per la riduzione dei prodotti fitosanitari”. Perché “integrare le programmazioni è fondamentale anche per integrare le risorse, però non lo consideriamo dirimente: se non è contenuto nella legge, si può comunque integrare la programmazione. Visto che il Pan e il piano strategico sono imminenti, se ci fosse già dall’autunno la legge sull’agricoltura biologica, consentirebbe di mettere subito in campo questo strumento per orientare anche le altre programmazioni”.