Wwf: 41% dei fiumi italiani non è in buona salute

Ancora alta anche la percentuale di corsi d’acqua inquinati dai pesticidi, sia in superficie che nei tratti sotterranei

di Redazione


Qual è lo stato di salute dei fiumi italiani? Tutt’altro che buono. A sottolinearlo è il Wwf. Secondo l’associazione ambientalista, la presenza di pesticidi segna, con concentrazioni superiori al limite, il 23,9% dei punti delle acque superficiali e l’8,3% di quelle sotterranee. Inoltre in prossimità di insediamenti industriali come concerie, produzione di carta e cartone per uso alimentare, abbigliamento tecnico, si registrano elevate presenze di Pfas, sostanze altamente tossiche.

Il risultato più preoccupante di questa situazione è la perdita di biodiversità: il 40% degli habitat e delle specie acquatiche ha uno stato di conservazione “inadeguato”, solo il 29% è favorevole mentre il restante è in cattivo stato o sconosciuto. La specie simbolo, la lontra, sebbene sia aumentata rispetto agli anni 70, passando da 100 a 600-800 esemplari in tutta Italia, è ancora vicina all’estinzione; 29 specie di pesci di acqua dolce, dallo storione alla trota macrostigma, hanno bisogno di essere tutelate con azioni più rigorose. Molte di esse, tra l’altro, sono endemiche delle nostre acque.

I fiumi sono anche vittime del consumo di suolo che alimenta il fenomeno del dissesto idrogeologico: il 91% dei Comuni italiani si trova in aree di alta vulnerabilità, mentre la percentuale di suolo consumato in aree a pericolosità idraulica elevata è del 7,3% (si sale al 10,5% nelle aree a pericolosità media). Nel 41% dei casi i fiumi “sono ben al di sotto del buono stato ecologico”. Contro i mali dei nostri fiumi, il Wwf sta sviluppando una nuova Campagna – #LiberiAmoifiumi – per promuovere “interventi contro il degrado dei nostri corsi d’acqua, favorire la loro rivitalizzazione con interventi di riqualificazione e rinaturazione e restituire, ove possibile, ai fiumi la loro libertà”.

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