La pressione dell’agricoltura convenzionale è diventata una minaccia per la biodiversità e per il suolo. E’ questo uno dei dati che emergono dallo Stato dell’ambiente 2020, il rapporto firmato dall’Agenzia europea dell’ambiente. Solo la difesa delle aree protette, sia terrestri che marine, è in linea con gli obiettivi fissati dalla Ue: per il resto nei prossimi 10 anni il barometro dell’ambiente rischia di virare verso il peggioramento.
L’analisi parte dai macro dati. Il consumo di fertilizzanti a base di azoto, fosfato e potassio è aumentato di 12 volte tra il 1950 e il 2010 (da 14,5 a 171,5 milioni di tonnellate) e l’uso intensivo di pesticidi ha comportato una riduzione della popolazione di insetti e della produzione di semi da parte delle piante, riducendo così la disponibilità di cibo per gli uccelli.
La riforma della Pac potrebbe agevolare un processo di recupero dell’equilibrio degli ecosistemi legati al mondo agricolo, ma la crisi climatica spinge in direzione opposta. Il combinato disposto dei vari fattori di disturbo minaccia così la biodiversità del suolo, un elemento essenziale per il ciclo del carbonio e dei nutrienti: un ettaro di terreno agricolo contiene circa 3 tonnellate di organismi (tra 10 mila e 50 mila specie). In termini di peso e dimensioni dominano i lombrichi, mentre in termini di ricchezza delle specie, dominano batteri e funghi.
Tra i vari fattori di rischio per il suolo ci sono l’erosione, la contaminazione e l’impermeabilizzazione. Ma l’overdose chimica gioca un ruolo importante. Ad esempio il cadmio, proveniente principalmente da fertilizzanti minerali al fosforo, si accumula nel 45% dei suoli agricoli. E nell’Europa meridionale il processo è più accentuato, con tassi di lisciviazione bassi a causa delle piogge più scarse. Nel 21% dei terreni agricoli la concentrazione di cadmio nel terreno supera il limite per le acque sotterranee.
C’è anche una crescente preoccupazione per l’accumulo di residui di pesticidi nei suoli (ad esempio glifosato e acido amminometilfosfonico) e dei loro potenziali meccanismi di rilascio, ad esempio a causa dell’acidificazione e dell’erosione prodotta dal vento. In uno studio pilota, oltre l’80% dei suoli testati conteneva residui di pesticidi e il 58% dei campioni contenevano due o più residui. Questi risultati dimostrano che le miscele di residui di pesticidi nei suoli sono la regola piuttosto che l’eccezione.