La politica agricola comune dell’Ue deve smettere di distruggere la natura. E’ drastica la presa di posizione di oltre 3.600 scienziati di 36 Paesi, tra cui 240 italiani, per i quali la proposta della Commissione europea per la Politica agricola comune (Pac) dopo il 2020 deve essere “drasticamente migliorata” per non danneggiare l’ambiente. Gli scienziati non si limitano a criticare la nuova Pac ma propongono dieci azioni urgenti per riformarla, in grado di garantire la sicurezza alimentare a lungo termine, la conservazione della biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici. Richieste ribadite dalle associazioni di #CambiamoAgricoltura che identificano proprio nell’agricoltura biologica e biodinamica, pratiche più avanzate di agroecologia, la chiave per affrontare le sfide ambientali del prossimo futuro.
La dichiarazione degli scienziati arriva in un momento cruciale in quanto è avviato il negoziato del prossimo periodo di finanziamento della Pac (2021-2027), parallelamente alle discussioni sul bilancio dell’Ue post 2020, compreso quanto andrà ai sussidi agricoli e quali condizioni ci saranno sui pagamenti.
Per i firmatari dell’appello l’attuale Pac è tra i fattori principali che hanno condotto all’emergenza climatica e alla perdita della biodiversità, oltre ad aver fallito anche gli obiettivi socio economici per le aree rurali, perché i criteri per ottenere i pagamenti della Pac sono inadeguati. Il modello di agricoltura intensiva promosso dalla Pac, infatti, porta direttamente alla perdita di biodiversità, all’inquinamento dell’acqua e dell’aria e contribuisce alla crisi climatica. Basti pensare che dal 1980 l’Ue ha perso il 57% degli uccelli legati agli ambienti agricoli (in Italia il 23% che sale al 45% nelle aree di pianura). Anche le farfalle, le api e gli altri insetti impollinatori sono in grave declino.
Ma nello stesso tempo gli scienziati assicurano che è proprio dalla futura Pac che si può e si deve ripartire per trovare una soluzione a queste crisi ambientali. La ricetta per la transizione ecologica dell’agricoltura prevede una Pac che smette di finanziare pratiche distruttive, ponendo immediatamente fine ai sussidi alla produzione e sopprimendo gradualmente i pagamenti diretti basati solo sul possesso della terra, aumentando al contempo in modo significativo il sostegno alla transizione degli agricoltori verso un’agricoltura più sostenibile e rispettosa della natura.
Per esempio, chiedono che sia stabilita una percentuale minima del 10% di superficie agricola destinata ad habitat naturali come siepi, strisce di fiori o stagni e che sia sostenuta la diminuzione della dipendenza dalle sostanze chimiche di sintesi, pesticidi e fertilizzanti chimici, garantendo un maggiore sostegno all’agricoltura biologica e biodinamica. Non mancano anche le richieste per il sostegno alla multifunzionalità, e l’aumento dei controlli e del monitoraggio dell’efficacia ambientale degli interventi finanziati.
Gli scienziati esprimono preoccupazione per il fatto che i governi nazionali e la Commissione per l’agricoltura del Parlamento europeo stanno diluendo le ambizioni ambientali della Pac “per difendere gli interessi di pochi a spese di molti”. Al momento, il principale fattore che determina la quantità di “sostegno al reddito” che un beneficiario della Pac ottiene è legato alla dimensione della sua azienda agricola: l’80% di questi pagamenti va al 20% degli agricoltori. Ciò significa che gli agricoltori sono bloccati in un sistema in cui quelli con la maggior quantità di terra ricevono la maggior parte del denaro, indipendentemente dalla qualità ambientale della loro agricoltura.