I cinque maggiori produttori mondiali di pesticidi guadagnano più di un terzo delle loro entrate dalla vendita di prodotti chimici che presentano gravi rischi per la salute umana e l’ambiente. Lo sostengono Unearthed, un gruppo giornalistico finanziato da Greenpeace UK, e l’Ong svizzera Public Eye, che hanno presentato un’indagine congiunta. Da questa indagine emerge che i giganti agrochimici Basf, Bayer, Corteva, FMC e Syngenta registrano entrate per miliardi di dollari vendendo sostanze chimiche che le autorità di regolamentazione ritengono possano comportare rischi per la salute come il cancro.
L’analisi di un imponente database dei “prodotti per la protezione delle colture” più venduti del 2018 ha rivelato che le cinque aziende agrochimiche hanno realizzato oltre il 35% delle loro vendite da pesticidi classificati come “altamente pericolosi” per persone, animali o ecosistemi. Oltre due terzi di queste vendite sono state realizzate in Paesi a basso e medio reddito come il Brasile e l’India. Oltre un miliardo di dollari delle loro vendite proveniva da sostanze chimiche altamente tossiche per le api. Queste includono i neonicotinoidi prodotti dalla tedesca Bayer e dalla svizzera Syngenta, definitivamente vietati all’aperto nell’Unione europea nel 2018. I mercati di gran lunga più preziosi per i pesticidi altamente pericolosi sono le colture di materie prime di soia e mais, coltivate in gran parte per fornire alimenti per l’industria della carne.
Il database ottenuto dalla società Phillips McDougall, principali analisti dell’agroalimentare, copre 23,3 miliardi di dollari di vendite di pesticidi in 43 Paesi diversi. Queste vendite rappresentano i prodotti di punta nei mercati dei pesticidi più costosi al mondo e ammontano a circa il 40% del mercato agrochimico globale.
Unearthed e Public Eye hanno combinato questo set di dati per la vendita di prodotti chimici in base alla lista internazionale dei pesticidi altamente pericolosi (Hhp). L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) definiscono gli Hhp come “pesticidi noti per presentare livelli particolarmente elevati di rischi acuti o cronici per la salute o l’ambiente”. I pericoli per l’ambiente includono problemi come la contaminazione da fonti idriche o “l’interruzione delle funzioni dell’ecosistema” come l’impollinazione. Tuttavia, non hanno mai prodotto un elenco di Hhp. A colmare questa lacuna ci ha pensato Pesticide Action Network International che ha prodotto l’unico elenco consolidato, basato sulle classificazioni fatte dall’Oms, dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e dall’Epa statunitense.
Una classificazione che Christoph Neumann. il direttore degli affari regolatori internazionali di CropLife – un influente gruppo di lobby – respinge: “I criteri citati dal Pan sono spesso criteri ambientali che non sono stati concordati o ancora approvati” dalla Fao e dall’Oms, ha dichiarato. Le uniche classificazioni dettagliate che le agenzie delle Nazioni unite hanno finora concordato per gli Hhp riguardano effetti sulla salute umana, come avvelenamento acuto o cancro.
Ciò ha portato le aziende di pesticidi a sostenere che non esistono in effetti standard concordati a livello globale per classificare un pesticida come altamente pericoloso per motivi ambientali. Neumann ha inoltre aggiunto che delle 19 sostanze chimiche che l’indagine ha identificato come Hhp più venduti dalle società agrochimiche, 12 sono state registrate per l’uso nell’Ue e 18 negli Stati Uniti.
L’inchiesta ha comunque rilevato che le cinque società – che rappresentano da sole quasi la metà (48%) di tutti gli Hhp identificati nel database Phillips McDougall – controllano quasi i due terzi del mercato agrochimico globale e fanno parte di CropLife International. Dei 13,4 miliardi di dollari di vendite delle società CropLife, 4,8 miliardi di dollari sono stati investiti in sostanze chimiche che per le agenzie di regolamentazione presentano rischi come avvelenamento acuto o malattie croniche nelle persone o elevata tossicità per le api e altri animali selvatici.
L’intero reddito annuo delle cinque società agrochimiche derivante da queste sostanze chimiche è sottostimato poiché i dati analizzati coprono meno della metà delle vendite globali complessive. I membri di CropLife hanno guadagnato quasi 3 miliardi di dollari (il 22% delle vendite) commercializzando sostanze chimiche che per i regolatori presentano rischi cronici per la salute. Tra queste il diserbante glufosinato di Basf e il fungicida ciproconazolo di Corteva, entrambi classificati dai regolatori dell’Ue come dannosi per la fertilità, per la funzione sessuale o per il nascituro.
Il prodotto di gran lunga più venduto è il glifosato, classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come “probabile cancerogeno umano”. Il produttore di glifosato Bayer e vari regolatori non concordano con questa classificazione. I membri di CropLife hanno realizzato 596 milioni di dollari (4%) dalle vendite di pesticidi classificati come altamente tossici dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) o fatali se inalati. Syngenta rappresentava la stragrande maggioranza di queste vendite: tra i suoi prodotti più venduti troviamo il paraquat, un erbicida letale, da tempo vietato in Europa e Svizzera.
L’indagine ha rilevato che le società CropLife hanno realizzato in media il 27% dei ricavi delle vendite da Hhp nei paesi ad alto reddito; ma per i Paesi a basso e medio reddito la percentuale è salita al 45%. Nei loro mercati più importanti, Brasile e India, gli Hhp rappresentano rispettivamente il 49% e il 59% delle vendite, ma raggiungono il 65% in Sudafrica.
Per CropLife i pesticidi altamente pericolosi (Hhp) sono uno “strumento importante per combattere la perdita di raccolti” e dovrebbero essere usati come ultima risorsa per aiutare gli agricoltori a “produrre abbastanza cibo per una popolazione in crescita”. Ma CropLife riconosce che la maggior parte degli Hhp venduti nei Paesi in via di sviluppo non sono fabbricati in loco e i produttori si limitano ad addestrare milioni di persone nelle tecniche di riduzione del rischio, come indossare l’equipaggiamento protettivo. I membri di CropLife aderiscono al volontario codice di condotta internazionale della Fao sulla gestione del rischio dei pesticidi, ha precisato un portavoce.
Tuttavia, Baskut Tuncak, relatore speciale delle delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, respinge l’idea che i rischi rappresentati dagli Hhp possano essere gestiti in sicurezza. “Non c’è nulla di sostenibile nell’uso diffuso di pesticidi altamente pericolosi per l’agricoltura”, ha dichiarato Tuncak interpellato da Unearthed. “Che si tratti di avvelenare lavoratori, estinguere la biodiversità, persistere nell’ambiente o accumularsi nel latte materno di una madre, questi pesticidi sono insostenibili, non possono essere utilizzati in sicurezza e avrebbero dovuto essere eliminati da molto tempo”.
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