Un consumatore su 2 pronto a spendere di più se la spesa è sostenibile

15 marzo “Giornata mondiale del consumatore”, cresce la consapevolezza. Ed era ora perché metà della produzione alimentare mondiale è insostenibile dal punto di vista ambientale

di Valeria Aloisio


L’atmosfera non è certo quella degli anni scorsi. Sono giornate di ingressi contingentati nei negozi di alimentari e file davanti al supermercato. Eppure il 15 marzo – come ogni anno – torna la Giornata Mondiale dei Consumatori. Il tentativo di fare un punto sui loro diritti. E su qualche dovere. Perché vale la pena ricordare che si vota anche con il portafoglio. Diciamo subito che la domanda di bio è in costante aumento. L’agricoltura biologica piace ai consumatori. Per le maggiori garanzie, certo. Ma anche perché la spesa bio è una spesa amica dell’ambiente.

15 marzo, ecco come si orientano i consumatori

Una spesa amica dell’ambiente. La vorrebbe un consumatore su due. Cucinare ricette con ingredienti di stagione, ridurre il consumo di carne. E poi ignorare la moda dei “superfood” che spesso incentivano la deforestazione e lo sfruttamento dei lavoratori. Tutti elementi che possono rendere la spesa quotidiana un potente alleato delle politiche ambientali. E che sembrano conquistare sempre più consumatori. Il 15 marzo, la giornata mondiale dei consumatori diventa allora anche l’occasione per rilanciare un report di Altroconsumo.

La spesa impatta non solo su salute e portafogli, ma anche sull’ambiente. Dall’indagine dell’associazione di consumatori che rilanciamo in occasione del 15 marzo, è emerso che il 60% degli intervistati crede che le proprie abitudini alimentari abbiano un impatto sul pianeta. Ma al tempo stesso – e questo è uno dei paradossi evidenziati dall’indagine – solo il 25% fa “molta attenzione” agli aspetti ambientali valutando ad esempio il tipo di imballaggio utilizzato e controllando se il metodo di produzione è sostenibile. Il 55% degli intervistati dichiara di essere disposto a spendere di più per acquistare prodotti sostenibili.

Spesa, marchi e loghi: l’82% vuole sempre più controlli

L’indagine che Cambia la Terra rilancia per il 15 marzo, giornata mondiale dei consumatori, si è concentrata anche su marchi, loghi o slogan apposti sulle confezioni, che dichiarano di rispettare determinati criteri, dal bio al benessere animale, fino a Dop e Igp. Su questo tema, un intervistato su due dice di tenere molto all’origine degli alimenti. Ma i consumatori vogliono sempre maggiori garanzie. Per l’82% le autorità dovrebbero controllare meglio l’uso di loghi e slogan.

Un ultimo sguardo alle produzioni bio: nello specifico, il prodotto più gettonato sono le uova e l’olio (le sceglie il 41% degli intervistati) seguiti da verdura e legumi (29%) e dalla frutta (26%).

Consumi consapevoli contro la spesa insostenibile

Metà della produzione alimentare mondiale è insostenibile dal punto di vista ambientale. Ovvero avviene mettendo a serio rischio il futuro del pianeta. Lo ricordiamo in vista del 15 marzo, giornata mondiale dei consumatori, perché anche con il carrello in mano si fa la differenza. Le prove sono sotto gli occhi di tutti: stress idrico, perdita di biodiversità, ecosistemi degradati. Ma se questa è la cattiva notizia, quella buona è che si può fare qualcosa, anzi molto. A patto di ripensare completamente il sistema con cui produciamo cibo e i suoi modelli di consumo.

A questa conclusione sono arrivati i ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research (Pik) che hanno calcolato che oggi solo 3,4 miliardi di persone su una popolazione mondiale di 7,7 miliardi sono alimentati rispettando la sostenibilità ambientale e preservando le risorse del pianeta.

Secondo lo studio “Feeding ten billion people is possible within four terrestrial planetary boundaries” pubblicato su Nature Sustainability, il 48,6% del cibo viene prodotto superando ben 4 dei 9 Planet Bounderies, limiti invalicabili per la salvaguardia del pianeta introdotti dal geofisico Johan Rockström. Nello specifico i limiti oltrepassati direttamente coinvolti nella produzione del cibo riguardano la difesa della biodiversità, l’uso sostenibile di acqua dolce, l’impiego di fertilizzanti in agricoltura e il disboscamento di area forestali.

In pratica utilizziamo troppa terra per colture e bestiame, concimiamo troppo e irrighiamo troppo. Un problema aggravato dal fatto che la popolazione mondiale è in crescita e raggiungerà 10 miliardi di persone al 2050.

Ma le vie d’uscita ci sono

Secondo i ricercatori rivedendo completamente il sistema di produzione e i modelli di consumo del cibo si può riuscire a dare cibo sufficiente e sano all’intera popolazione mondiale al 2050 senza compromettere il pianeta e nel rispetto dei limiti planetari.

In un quadro del genere, anche i consumatori dovranno fare la loro parte, modificando la loro dieta. E dunque meno carne e più proteine vegetali e verdura. Così come è fondamentale riuscire a ridurre gli sprechi alimentari, arrivati a rappresentare il 30% del cibo complessivamente prodotto.

Un tasto dolente, soprattutto ai tempi del coronavirus che ha modificato radicalmente il nostro modo di fare la spesa. I consumatori, lo stiamo vedendo, buttano nel carrello prodotti su prodotti. La spesa è davvero poco consapevole. E la paura per il futuro incerto ci rende poco lucidi, anche sul fronte dei consumi. Dunque, meglio ricordarci tutti che non solo il cibo non mancherà in questo periodo ma che sprecare è anche un’azione nemica dell’ambiente. #andratuttobene anche perché useremo la testa.

 

 

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