La biodiversità fa bene anche alla salute

La nostra alimentazione si basa su poche specie vegetali. Mentre sono molte le piante dimenticate ricche di nutrienti preziosi per il nostro benessere

di Maria Pia Terrosi


La perdita di biodiversità non fa male solo all’ambiente ma anche alla nostra salute che risente di un’alimentazione omologata e poco varia. Secondo un recente rapporto della Fao, su oltre 6.000 specie di piante coltivate a fini alimentari sono meno di 200 quelle che contribuiscono significativamente alla produzione agricola a livello mondiale. E ben il 66% della produzione globale è coperto da nove specie: mais, riso, grano, patate, canna da zucchero, semi di soia, olio di palma, barbabietole e manioca.

La ricerca della produttività a tutti i costi ha spinto verso un modello agricolo intensivo dove si privilegia la monocoltura. Il che ha fatto sì che molte varietà di piante non vengono più coltivate, rendendo la nostra dieta più povera visto che spesso sono specie molto ricche dal punto di vista nutrizionale (vitamine, minerali) e in grado di rinforzare il nostro sistema immunitario.  Ecco alcuni esempi.

Tra le colture dimenticate ad alto valore nutritivo c’è l’amaranto. Apprezzato dalle comunità indigene del sud America è uno pseudo cereale simile al grano saraceno, dall’altissimo potenziale nutritivo e medicinale. Ricco di proteine, vitamine e minerali essenziali tra cui calcio, ferro, magnesio, potassio e zinco.

L’arracacha è una radice che si coltiva soprattutto nell’America del sud, in particolare nella regione delle Ande. Contiene quattro volte la quantità di calcio delle patate ed è ricca di vitamine, ferro, proteine e sali minerali. E’ considerata un alimento in grado di rinforzare il sistema immunitario e con proprietà antiossidanti.

Il Northern Wild Rice è una delle quattro specie di riso selvatico che cresce nella regione dei Grandi Laghi nordamericani e nelle aree acquatiche della foresta boreale del Canada.  Ricco di vitamine, minerali, antiossidanti e fibre, il Wild Rice contiene più proteine ​​della maggior parte degli altri cereali integrali.

Utilizzata in passato in Irlanda, Islanda e costa atlantica del Canada, Dulse è un’alga rossa dal  sapore deciso e piccante. Ha un alto contenuto proteico e di iodio, ferro e molte altre vitamine e minerali e favorisce il funzionamento della tiroide e la digestione.

La Chaya, pianta originaria della penisola dello Yucatán, è stata per secoli la base delle diete autoctone in Messico e in America Centrale.  Considerata dai Maya più nutriente della carne, è ricca di proteine, vitamine A e C, calcio, ferro, fosforo e molti minerali ed enzimi. Utile per curare disturbi come diabete, insonnia, colesterolo alto.

Il Chayote fa parte della famiglia delle zucche, veniva usata per scopi alimentari e medicinali dagli Aztechi e Maya. Estremamente versatile può essere coltivata in climi caldi dal livello del mare a oltre 2.000 metri: è conosciuta anche in Italia con il nome di zucca centenaria o zucchina spinosa. Contiene vitamina C e acido folico.

La gubinge o  prugna di billygoat cresce in Australia  ed è la pianta con il più alto contenuto di vitamina C. Gli aborigeni australiani la mangiavano tradizionalmente e con la sua linfa curavano malattie della  pelle. Riesce a crescere in ambienti asciutti e salini, dai letti a secco dei torrenti alle cime delle scogliere.

Originario dell’India il fagiolo verde resta importante nelle diete in Asia. E’ prezioso per le sue proteine ​​facilmente digeribili e per l’alto contenuto di ferro.

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