di Maria Pia Terrosi
In questi mesi “sistema immunitario” è stata tra le parole chiave più digitate nei motori di ricerca: secondo alcuni analisti queste query sono cresciute del 66% rispetto ai mesi precedenti. Non a caso, infatti, avere un sistema immunitario efficace in grado di resistere a infezioni batteriche e virali è fondamentale per affrontare pandemie come quella che stiamo vivendo. E per preservarci da quelle future.
Uno scenario che evidenzia il ruolo, provato da numerosi studi e ricerche, del glifosato nell’indebolire il nostro sistema immunitario. A partire dalla correlazione ormai assodata tra l’esposizione al glifosato e il rischio di sviluppare il linfoma non Hodgkin – un tumore che parte dai linfociti, cellule principali del sistema immunitario. Secondo numerose evidenze scientifiche – da ultimo una recente ricerca Usa- chi è esposto in maniera elevata e per lunghi periodi a erbicidi contenenti glifosato ha un rischio superiore del 41% di sviluppare questa patologia. Una correlazione d’altronde accertata anche nelle aule di tribunale statunitensi: è costata alla Bayer Monsanto risarcimenti milionari a persone che si sono ammalate di linfoma proprio a causa – hanno affermato i giudici – del glifosato.
A questo si aggiungono gli effetti negativi – anche questi oggetto di numerosi studi – che il glifosato anche a dosi considerate sicure ha sul microbioma intestinale dei mammiferi (e quindi anche sul sistema immunitario). In pratica sulla comunità microbica presente nel nostro intestino che svolge un ruolo fondamentale nel modulare una serie di funzioni, a partire dalla risposta immunitaria.
Qui entra in gioco l’enzima Epsps. L’azione erbicida del glifosato si basa proprio sull’inibizione di questo enzima che attiva un percorso biochimico noto come percorso shikimate, vitale per la sopravvivenza delle piante. Tuttavia, anche alcuni ceppi di batteri presenti nell’intestino hanno il percorso shikimate, che viene danneggiato dall’inibizione dell’enzima con effetti sullo stato del microbioma.
Al riguardo un gruppo di agricoltori del Missouri ha di recente intentato contro la Bayer Monsanto una class action – poi risolta dalla multinazionale con il versamento di 39,6 milioni di dollari –chiedendo e ottenendo la correzione nell’etichetta del RoundUp specificando che il prodotto ha effetti anche sull’organismo umano.