C’è un’isola sempre più bio nel cuore del Mar dei Caraibi. È Cuba. A causa dell’embargo statunitense, il bloqueo, ha da tempo scelto coltivazioni prive di pesticidi e altri prodotti di sintesi. Ne parla il recente documentario “Cuba: le secret de l’île bio” (“Cuba, il segreto dell’isola bio”).
Il progetto del regista francese Thomas Dandois per il portale del canale culturale europeo ARTE è disponibile a questo link dallo scorso 19 giugno. E non è il primo giornalista ad aver approfondito il tema della sostenibilità nell’isola di Castro. Il modello di produzione agricola basato su piccole aziende biologiche, in particolare per la canna da zucchero ma anche per tutti gli altri prodotti, è quello più diffuso e che ha garantito l’approvvigionamento di frutta e verdura alla popolazione negli ultimi decenni, nonostante le difficoltà e le traversie politiche vissute. Oltre 4mila aziende agricole nelle città cubane riescono attualmente a produrre 1,5 milioni di tonnellate di prodotti ortofrutticoli privi di pesticidi e fertilizzanti chimici.
E il mancato uso di pesticidi et similia ha permesso a Cuba di andare in controtendenza anche rispetto a uno degli attori più importanti per il ciclo naturale: le api. “Nonostante la persistenza di sacche di carestia – si legge a questo proposito nella didascalia del film -, l’isola può vantare oggi eccellenze da esportazione come il miele prodotto senza glifosato né anticrittogamici. Mentre ovunque nel mondo si assiste alla morìa delle api, Cuba sembra il paradiso degli insetti operai”. L’apicoltura è in grande crescita, con una produzione annua che supera le 9 mila tonnellate. L’autore del documentario spiega che ogni inverno in tutto il mondo la popolazione di api diminuisce del 20-30 per cento, in alcuni territori fino all’80 per cento. Ma Cuba è immune da questo fenomeno. La rivoluzione green continua.