Quasi 2 milioni di ettari, più di 79mila operatori, concentrati soprattutto al Sud: ecco gli ultimi numeri dell’agricoltura biologica in Italia, relativi al 2018. Sono solo alcune delle informazione contenute nell’Annuario dei dati ambientali dell’ISPRA.
Dal 1990 ai giorni nostri questo settore è cresciuto in modo significativo. “Negli ultimi 28 anni – si legge nel documento – l’agricoltura biologica è stata caratterizzata da un andamento crescente sia in termini di operatori sia di superficie coltivata, in controtendenza rispetto agli andamenti dell’agricoltura convenzionale”. Nel 2018, rispetto al 2017, si registra un incremento degli operatori del 4,2% e della superficie utilizzata del 2,6%.
Se paragonato al totale della superficie coltivata in Italia, il biologico interessa il 15,5% della superficie agricola utilizzata e il 6,1% delle aziende agricole. E, nel confronto con gli altri Paesi europei, l’Italia è fuori dal podio ma per poco. Secondo l’Eurostat, nel 2017 siamo al quarto posto per la percentuale di superficie agricola destinata al biologico.
L’agricoltura biologica italiana si sviluppa prevalentemente in tre regioni meridionali: Sicilia – prima classificata -, seguita da Puglia e Calabria. Insieme rappresentano il 43% della superficie agricola biologica nazionale e il 39% delle aziende.
Per quanto riguarda i tipi di colture bio, i prati a pascolo (540.012 ettari), le colture foraggere (392.218 ettari) e i cereali (326.083 ettari) sono i più diffusi. A queste categorie seguono gli oltre 239mila ettari di olivo e la vite, pari a 106.447 ettari coltivati in modo biologico. Infine, relativamente agli allevamenti animali, quelli bio più presenti in Italia sono il pollame, 3.482.435 capi, e gli ovini, con 680.369 capi.