Pesticidi, la direttiva UE sull’uso sostenibile (SUD) deve essere rivista. Come la Corte dei Conti europea ha messo in luce nelle ultime settimane, gli agricoltori sono poco incentivati ad adottare metodi alternativi considerato che non c’è collegamento efficace tra l’obiettivo di ridurre in maniera concreta e misurabile l’uso dei pesticidi e i pagamenti a titolo della PAC. E nessuno verifica la reale consistenza del fenomeno pesticidi: mancano sistemi di monitoraggio adeguati relativi all’effettiva riduzione dell’uso dei pesticidi nel territorio dell’UE. A livello italiano, tutto questo si traduce (come riporta l’analisi Ispra sulla qualità delle acque elaborata nel 2020) in una crescita consistente dei punti di campionamento che risultano inquinati sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee, destinate al consumo umano: dal 2012 al 2018, i siti contaminati sono aumentati del 35% nelle acque superficiali e del 14% in quelle sotterranee.
Sono solo alcuni dei punti critici che FederBio, per la campagna Cambia la Terra, analizza come contributo alla revisione della direttiva del 2009 sull’uso “sostenibile” dei pesticidi. Sono infatti appena scaduti i termini della consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea per offrire a organizzazioni e cittadini la possibilità di dare un contributo alla redazione di un nuovo accordo europeo per trovare alternative all’uso della chimica di sintesi nei campi. È intervenuta in questo senso FederBio per la redazione di un documento che esprime le necessità principali per un cambio di rotta deciso nell’uso dei pesticidi.
Secondo il documento presentato assieme ad altre 360 osservazioni provenienti da tutta Europa, è prioritario in primo luogo ridurre l’utilizzo dei pesticidi di sintesi. È necessario, perciò, incoraggiare e accelerare l’ingresso sul mercato di prodotti di bio-controllo dei parassiti alternativi, escludendo l’uso di sostanze di sintesi a favore di prodotti fitosanitari naturali o minerali. Al tempo stesso vanno ridotti drasticamente i rischi connessi all’utilizzo dei pesticidi attraverso norme più stringenti ed efficaci sulle distanze minime di sicurezza dalla popolazione e dalle coltivazioni biologiche, per tutelarle efficacemente dal rischio della contaminazione accidentale.
“Usare in modo sostenibile i pesticidi – dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – significa in primo luogo puntare sulle alternative di origine naturale non servirsene. L’agricoltura biologica, a questo proposito, è la chiave per un cambio di rotta deciso sulle politiche agricole europee. Servono limiti più stringenti e sistemi di monitoraggio efficaci per verificare l’effettiva presenza di pesticidi nelle acque, nel suolo e nel cibo, attivando anche un sistema di controllo sulla presenza dei pesticidi nel corpo umano a partire dagli agricoltori e dalle loro famiglie che sono tra i soggetti più esposti”. Tutto ciò viene reso ancor più necessario nella fase attuale verso l’obiettivo del Green Deal europeo per il quale occorre dare attuazione concreta agli obiettivi inseriti nelle strategie “Farm to Fork” e Biodiversità 2030 che prevedono di raggiungere il 25% della SAU europea coltivata con il metodo dell’agricoltura biologica e una riduzione del 50% nell’uso dei pesticidi entro il 2030. La modifica della direttiva sull’uso sostenibili dei pesticidi e le scelte conseguenti nella riforma della PAC è sono quindi essenziali per intraprendere un nuovo percorso. Il suo miglioramento infatti potrà permettere, non solo l’ampliamento di pratiche già assodate nelle coltivazioni biologiche, ma anche la possibilità di intraprendere studi e ricerche indipendenti per valutare gli effetti dei pesticidi sulla salute dei cittadini e sull’ambiente anche in relazione all’aspetto del multiresiduo fino ad ora non adeguatamente indagato.
“La salute dei cittadini e la difesa dell’ambiente – conclude Mammuccini – vengono prima di tutto e un’informazione adeguata e trasparente sui rischi da pesticidi è un diritto dei cittadini. L’Europa deve impegnarsi a sostenere le alternative adeguate che l’agroecologia offre all’uso dei pesticidi”.