L’agricoltura biologica è un prezzo da pagare a una buona causa o un aiuto concreto alla competitività del sistema Italia? Un costo o un vantaggio? Gli obiettivi fissati dall’Europa in questo campo sono “stringenti” (come una camicia di forza) o “ambiziosi” (come un sogno)?
Nel botta e risposta al question time tra la deputata Rossella Muroni (Leu) e la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova (Italia Viva) si misura l’intensità del dibattito sul futuro di un settore la cui strategicità è finalmente emersa sia sul piano economico che su quello ambientale.
Tra il testo dell’interrogazione firmata da Rossella Muroni e la risposta della ministra apparentemente le differenze sono piccole. “In che misura l’agricoltura italiana sarà capace di intrepretare nella nuova Pac un ruolo da protagonista attuando le strategie del Green Deal per il sistema agroalimentar presentate dalla Commissione a guida der Leyen?”, chiede Muroni.
Aggiungendo che “la PAC sarà un provvedimento che mobiliterà, a livello europeo, 400 miliardi di euro a cui si uniranno le risorse del Recovery Fund. Come sottolineato sia dall’appello di oltre 3.600 scienziati che dalla recente presa di posizione dell’ex commissario all’ambiente dell’Ue Potocnik con 200 imprenditori e autorevoli rappresentanti politici e del mondo associativo, occorre che la Pac ponga l’agroecologia al centro dei percorsi di ristrutturazione del settore. La nuova Pac, sulle cui basi l’Italia dovrà impostare il proprio Piano Strategico, deve affrontare le svolte necessarie a superare una troppo lunga stagione di sussidi basati solo sul possesso della terra, legando invece i sostegni alle imprese ai risultati che esse sapranno conseguire in prestazioni climatico-ambientali e di salvaguardia della biodiversità”.
Teresa Bellanova apre la sua risposta con una dichiarazione di principio a favore della strategia Farm to Fork e di quella sulla biodiversità. Ma quando entra nel merito dei problemi l’intervento batte sul tema dell’approccio integrato come risposta più concreta delle altre, sulla richiesta di una maggiore flessibilità, sulla preoccupazione per target che potrebbero essere “troppo stringenti”, sulla sottolineatura delle esternalità positive del sistema agricolo.
La replica della Muroni è secca: rivendicazione della legittima ambiziosità degli obiettivi europei; necessità di dare una direzione chiara al sistema agricolo; sostegno al target Ue di una percentuale minima del 10% di superficie agricola destinata ad habitat naturali e dell’obiettivo di dimezzamento dell’impiego di pesticidi tossici in agricoltura e di antimicrobici in zootecnia. Anche perché il sistema agricolo forestale attuale ha un saldo di esternalità non molto incoraggiante: a livello globale produce circa un quarto delle emissioni serra.