Secondo alcune dichiarazioni rilasciate da una fonte dell’Ue a Euroactive, la Commissione europea sembra intenzionata a rivedere il suo comportamento su un tema delicato: evitare che i pesticidi pericolosi il cui uso è vietato nell’Unione europea vengano prodotti ed esportati in Paesi extra Ue. Una pratica definita dalle Nazioni Unite “deplorevole” sotto il profilo etico.
Il cosiddetto doppio standard della Ue è possibile grazie al regolamento Pic (Prior Informed Consent) che consente la produzione e l’esportazione di sostanze chimiche in Paesi terzi, compresi i pesticidi, anche se ritenute pericolose per la salute umana o l’ambiente e vietate sul suolo europeo. A patto – si legge nel regolamento – che le aziende produttrici rispettino alcuni obblighi, cioè la notifica di esportazione e il consenso espresso.
“È inaccettabile che l’Ue consenta alle aziende di realizzare profitti esportando verso Paesi con leggi ambientali e sanitarie più deboli pesticidi vietati nel suo territorio in quanto ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute umana”, ha dichiarato Angeliki Lysimachou, del Pesticide Action Network (Pan) Europe.
Secondo le dichiarazioni rilasciate a Euractive, la Commissione non esclude di modificare la legislazione per mettere fine a questo comportamento che mette in pericolo la salute di molte persone in altri Paesi. E anche quella dei cittadini europei. Spesso sulle nostre tavole consumiamo alimenti importati da Cina, India, Tailandia, Brasile, Vietnam e Marocco prodotti utilizzando proprio questi pesticidi.
Già alcuni giorni fa tre europarlamentari – Eric Andrieu, Michèle Rivasi e Anja Hazekamp, avevano inviato alla Commissione Ue una dichiarazione congiunta sottoscritta da numerosi membri del Parlamento. La lettera richiamava la Commissione a proibire l’esportazione di pesticidi banditi in Europa. Al tempo stesso, chiede di vietare l’importazione di prodotti alimentari per cui sono stati usati questi pesticidi richiamando la promessa contenuta nella recente “Chemical Strategy for Sustainability”. La strategia prevede che in Europa non possano essere prodotte ed esportate le sostanze chimiche il cui uso è vietato all’interno dei confini dell’Unone. Un impegno che secondo gli europarlamentari deve riguardare anche i pesticidi.