Nel 2019 negli Stati Uniti le vendite di prodotti biologici hanno raggiunto un valore di quasi 45 miliardi di euro arrivando a sfiorare il 6% del totale della spesa alimentare Usa e rappresentando il 40% del mercato mondiale del bio.
Sono alcuni dei dati contenuti nell’analisi di Nomisma svolta per ICE e FederBio, presentati in occasione del lancio del progetto ITA.BIO, la prima piattaforma online di dati e informazioni a supporto dello sviluppo nel mondo del biologico Made in Italy. I risultati dell’indagine sulle aziende sono stati diffusi insieme a quelli di una survey sul consumatore statunitense che ha coinvolto 1.000 famiglie statunitensi.
Complessivamente la performance dell’export bio italiano è più che positiva. Nel 2020 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto un valore di 2,6 miliardi di euro (era poco più di 1 miliardo nel 2010). Stiamo parlando del 5,7% del totale dell’export agroalimentare. Rispetto al 2019 le esportazioni di prodotti biologici Food & Beverage sono cresciute dell’8%, il doppio rispetto al dato registrato nel complesso dell’export agroalimentare.
In questo scenario, con 4,6 miliardi di euro di esportazioni Food and Beverage dell’Italia nel 2019 (+11% rispetto al 2018), gli Usa sono il secondo mercato di destinazione del nostro agroalimentare. E rappresentano un‘area di grande interesse per il bio.
Più del 40% delle vendite mondiali di prodotti alimentari biologici si registrano infatti negli Stati Uniti (dato 2018). Un dato che colloca gli States al primo posto al mondo per consumo di bio nel F&B: le vendite di prodotti biologici nel 2019 hanno raggiunto un valore di quasi 45 miliardi di euro nel 2019 ( +158% sul 2010), con una quota sul totale della spesa alimentare che sfiora il 6%.
Tra i fattori che spingono di più e fanno degli Usa un mercato ad alto potenziale per il bio ci sono la quota di heavy user (40% sul totale) e il forte interesse per il bio che non si ferma al consumo domestico. Il 76% dei consumatori intervistati, infatti, riferisce di aver consumato un prodotto bio anche fuori casa. Un consumatore su 3 dice di aver scelto il bio in quanto più sicuro per la salute. Uno su quattro perché di migliore qualità e più sostenibile per l’ambiente.
I consumatori statunitensi mettono l’Italia al primo posto nella classifica “origine di qualità”, sia relativamente ai prodotti alimentari in generale (28% indica “Italia” quando pensa alle eccellenze del F&B) che per quelli a marchio bio (26%).
Il 71% degli statunitensi percepisce una qualità superiore del prodotto bio tricolore rispetto a quello di altri Paesi, tanto che più di 8 su 10 sono disposti a pagare un prezzo più alto per avere la garanzia del Made in Italy nel bio. Vino, olio extra-vergine e pasta sono i prodotti per cui i consumatori statunitensi cercano le garanzie di qualità offerte dal marchio bio. Quelle per cui l’italianità è un fattore distintivo.
Nessun ostacolo per il binomio bio – Made in Italy neanche per il futuro: il 65% si dice interessato all’acquisto di un prodotto italiano a marchio bio se disponibile presso i canali abituali. Due su tre degli attuali non users infatti non hanno ancora mai provato il nostro bio perché non lo trovano in assortimento. Il 21%, inoltre, non ne conosce ancora le caratteristiche distintive.
“La collaborazione fra ICE e FederBio ha l’obiettivo di costituire una piattaforma di supporto alle imprese biologiche italiane che vogliono rafforzare o avviare la loro presenza sui mercati esteri, a cominciare da quello USA che è certamente il più importante a livello globale. Attraverso il lavoro di analisi dei mercati svolto in collaborazione con Nomisma e grazie al sistema ICE e a un desk dedicato attivato da FederBio intendiamo fornire alle imprese del settore informazioni e contatti utili per orientare le loro strategie commerciali e dare un supporto fattivo per accompagnarle sui mercati”, ha dichiarato Paolo Carnemolla, Segretario generale di FederBio.