Ambientalisti e mondo bio hanno vinto. Sventato ieri in commissione Agricoltura della Camera, come abbiamo annunciato in questo articolo, il rischio che gli Ogm venissero in qualche modo reintrodotti attraverso alcuni decreti tecnici riferiti in particolare ai nuovi Ogm, ottenuti con le New Breeding Techniques (Nbt).
Soddisfazione, dunque, da parte delle realtà che nelle ultime settimane si sono battute per scongiurare questo pericolo. Anche se, ovviamente, la crisi di governo, con le dimissioni della ministra competente, Teresa Bellanova, ieri, potrebbe complicare o quanto meno allungare i tempi dei passaggi successivi.
“Esprimendo la nostra preoccupazione per una situazione governativa così difficile che colpisce proprio il settore dell’agricoltura – hanno scritto oggi in una nota 25 realtà bio e ambientaliste – , accogliamo con grande soddisfazione i pareri condizionati votati ieri dalla commissione Agricoltura della Camera sui decreti del ministero dell’Agricoltura, che tentavano di forzare un’apertura illegittima agli Ogm “vecchi” e “nuovi” (le New Breeding Techniques – Nbt) e di negare la possibilità per gli agricoltori di svolgere attività quali il reimpiego delle sementi o lo scambio di parte del raccolto come sementi o materiale di moltiplicazione. Grazie all’apertura al dialogo con le organizzazioni agricole biologiche e contadine, le associazioni di tutela ambientale e dei consumatori da parte dei relatori incaricati, e al sostegno dei membri della commissione Agricoltura della Camera, questo tentativo è stato per il momento sventato”.
Prima della Camera – qui il resoconto completo della seduta di ieri – , era stata l’omologa commissione di Palazzo Madama a dare il suo ok ai famigerati decreti.
“La brutta pagina del parere espresso dalla commissione Agricoltura del Senato è, così, superata – dichiarano gli ambientalisti – . Il futuro ministro dell’Agricoltura sarà chiamato a rispettare i vincoli posti dai pareri espressi alla Camera. In tutti si chiede, infatti, il rispetto della sentenza della Corte europea di Giustizia che ha stabilito che alle Nbt si applicano senza eccezioni o deroghe le norme oggi esistenti per gli Ogm, unitamente allo stralcio dei riferimenti relativi agli Ogm nei decreti in esame, a conferma della natura di Paese libero da Ogm dell’Italia”.
E le associazioni promettono di vigilare, come sempre, sul rispetto di quanto sancito ieri. “Ci impegniamo comunque a monitorare le decisioni del Mipaaf, affinchè sia rispettata la volontà democratica espressa alla Camera”, concludono nel comunicato (firmato da Acu; Aiab; Altragricoltura Bio; Ari; Asci; Ass. Agr.Biodinamica; Civiltà Contadina; Coord. Zero OGM; Crocevia; Deafal; Égalité; European Consumers; European Coordination Via Campesina; Fair Watch; FederBio; Firab; Greenpeace; Isde; Legambiente; Lipu; Navdanya; Pro Natura; Slow Food; Terra!; Unaapi; Wwf).
Nel frattempo, grazie alla mobilitazione della società civile, c’è stato anche un altro risultato: si è cominciato a parlare, o quanto meno si sono riaccesi i riflettori, di nuovi Ogm. Ma di che si tratta? Pochi giorni fa una lettera alla (ormai ex) ministra Bellanova, che il genetista Salvatore Ceccarelli ha inviato per conto dell’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), ha sollevato varie obiezioni e dubbi rispetto agli Ogm e in particolare proprio alle tecnologie Nbt, dei cosiddetti nuovi Ogm.
“Facciamo notare che nel discutere di Ogm e Nbt, Il dibattito si è focalizzato sul problema se le Nbt siano o non siano Ogm. Secondo noi – si legge nel testo – questo ha distolto l’attenzione dal vero problema e cioè che i prodotti delle due tecnologie hanno la stessa debolezza e quindi, non solo non rappresentano, ma sulla base della teoria evoluzionistica, non possono rappresentare una soluzione durevole alla suscettibilità delle piante ai parassiti. Oltre a non poter rappresentare una soluzione durevole, gli organismi geneticamente modificati creano problemi più grandi di quelli che intendevano risolvere”.
Gli Ogm sono infatti in larghissima parte mirati a rendere le piante resistenti agli erbicidi. E quale è il risultato? “Globalmente – ricorda Ceccarelli – ci sono 515 casi di infestanti resistenti agli erbicidi, con 263 specie (152 dicotiledoni e 111 monocotiledoni) che hanno evoluto resistenza a 23 dei 26 meccanismi d’azione conosciuti e a 167 diversi erbicidi. La resistenza agli erbicidi è stata trovata in 94 colture in settantuno Paesi”.
In pratica gli Ogm andrebbero applicati in un contesto che continua a cambiare. Dunque, non solo sono discutibili sotto un profilo etico perchè dannosi per l’ambiente, ma non sarebbero nemmeno così utili ed efficaci.
Il cambiamento climatico influenza l’adattamento e la diffusione delle erbe infestanti”, continuano Ceccarelli e l’Aiab. Come dire, gli infestanti vanno più veloce della tecnologia, e purtroppo i cambiamenti climatici anche…
Ci sarebbe invece una strada la cui efficacia è già stata ampiamente dimostrata: ed è la natura stessa. “La diversità tra colture ed entro colture è la migliore e più duratura difesa sia contro i parassiti che contro il cambiamento climatico”.
Infine, il genetista fa un riferimento a una delle grandi questioni – o forse fake news? – sollevate da chi sostiene gli Ogm: il contributo alla lotta contro la fame nel mondo. Fino ad ora, così non è stato. “Dopo che gli Ogm hanno raggiunto circa 190 milioni di ettari nel mondo (dati del 2017) – conclude il report diffuso dall’Aiab – il numero di persone che soffrono la fame nel mondo non è diminuito ma anzi a partire dal 2014-2015 sta di nuovo aumentando”.