Se da un lato criteri e normative ben consolidate garantiscono la qualità biologica degli alimenti, lo stesso non si può dire per la cosmetica, la cui produzione è decisamente più complessa. A dare, però, un ordine alle cose ci pensa la Natural and Organic Cosmetics Association: con l’etichetta Natrue offre (da dodici anni ormai) una chiave di lettura più chiara sulla natura dei prodotti. Lo fa per i consumatori, che possono così fare acquisti più consapevoli. Ma lo fa anche per i produttori, che possono offrire sul mercato cosmetici di qualità certificati secondo uno standard internazionale. Diverse le categorie di valutazione: tipo di ingredienti, metodi di lavorazione, composizione complessiva del prodotto.
Questo finora. Ma il 2021 è l’anno delle novità. A partire dal 1° gennaio, infatti, i prodotti certificati Natrue sono classificati solo secondo due categorie: naturale o biologico.
Via dalla classificazione gli “ibridi”: quei cosmetici naturali che presentano alcune componenti biologiche. Certo potranno rimanere sul mercato, ma fino allo scadere della loro certificazione. Dopo di che sarà necessaria una riformulazione per appartenere a una delle due categorie. Per rientrare nella categoria dei cosmetici naturali il prodotto deve rispettare un livello minimo di sostanze naturali e un livello massimo di materie prime di derivazione naturale a seconda della categoria di appartenenza. L’associazione ne evidenzia 13, ovvero: prodotti per la pulizia e la cura della pelle senza olio/acqua; profumi; emulsioni e oleo gel per la cura della pelle; cosmetici contenenti acqua; deodoranti e antitraspiranti; emulsioni per la cura della pelle (olio /acqua) e gel; solari; prodotti per il trattamento dei capelli; per la pulizia contenenti tensioattivi; per l’igiene orale; cosmetici senza acqua; sapone; acque detergenti.
Oltre ai requisiti stabiliti per i cosmetici naturali, un prodotto biologico deve contenere il 95% di sostanze (sia di origine vegetale o animale) provenienti o da agricoltura biologica o da raccolta spontanea controllata o certificate da un organismo di certificazione.
È evidente che questa nuova versione vuole fare un ulteriore passo avanti a tutela dei consumatori (imponendo maggiore chiarezza) e in favore di quei marchi che favoriscono produzioni nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità.
“Il marchio Natrue rappresenta uno strumento rapido e semplice per aiutare i consumatori a identificare autentici cosmetici naturali e biologici che soddisfano criteri rigorosi, verificabili e certificati da organi indipendenti. Ecco perché l’etichetta Natrue può essere trovata solo su cosmetici naturali e biologici che rappresentano qualità naturali e biologiche in modo autentico”, afferma Mark Smith, direttore generale.
Due gli appuntamenti importanti: entro il 2022 tutte le materie prime attualmente utilizzate dovranno essere certificate o approvate dall’associazione; entro il 2024 i prodotti finiti dovranno utilizzare solo ingredienti approvati o certificati Natrue.
Non è tutto. In qualità di membro della Roundtable for Sustainable Palm Oil (RSPO) – organizzazione che promuove l’uso dei prodotti di olio di palma sostenibile – l’associazione chiede, ove possibile, che materie prime naturali o derivate da olio di palma o olio di palmisti debbano provenire da RSPO o da altre filiere sostenibili certificate.
Rimangono fermi i capisaldi che determinano l’ingresso di un cosmetico nell’elenco di quelli certificati Natrue.
Primo tra tutti: no ai test sugli animali. Non è una novità del settore visto che già l’Unione Europea con il regolamento (CE) n. 1223/2009 ha vietato questo tipo di sperimentazioni. La cosa però non è scontata se si pensa ai produttori al di fuori dell’UE. Per questo motivo Natrue ha deciso di imporre il divieto di commercializzare prodotti con il suo certificato in quei Paesi in cui la legge richiede la sperimentazione animale.
Per rientrare negli standard Natrue, poi, è indispensabile utilizzare al 100% prodotti di derivazione naturale e natural-identici (ovvero riprodotti in laboratorio). È impensabile l’utilizzo di siliconi, parabeni, oli minerali, microsfere/microplastiche, fragranze sintetiche e, soprattutto, Ogm.
Infine, attenzione al packaging. Secondo lo standard, i contenitori dovrebbero essere ridotti al minimo e progettati in modo da poter essere riutilizzati. Meglio se realizzati con materiali riciclabili. Divieto assoluto di plastiche alogenate.
A oggi sono circa 7 mila i prodotti certificati, 300 i marchi e 500 le materie prime. In Italia si contano 684 prodotti certificati e 41 brand. In Spagna sono presenti 95 prodotti e 12 brand. Mentre la Francia è a quota 39 prodotti e 5 marchi. Quarantacinque i brand certificati in Austria con 466 cosmetici. Seguono Gran Bretagna – con solo 37 prodotti e 4 marchi – e Stati Uniti con 117 prodotti e 4 brand.
È possibile scaricare l’intero documento qui