Strategici non solo per il biologico, i biodistretti possono diventare un volano economico importante. In particolare in un momento in cui sia in Europa che in Italia l’agricoltura è al centro del dibattito e occorre raggiungere gli obiettivi climatici. “I biodistretti hanno una funzione strategica per tutto il territorio in termini di integrazione e coinvolgimento di soggetti e organizzazioni rappresentativi di altri settori economici presenti sul territorio”, ha affermato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio intervenendo al webinar organizzato da Federbio “Il ruolo del biologico nella futura politica agricola europea, le opportunità dei biodistretti”.
“Per questo la creazione di un biodistretto può diventare un’opportunità per il territorio nel suo complesso liberando molte potenzialità economiche ma anche sociali e culturali”, ha aggiunto Mammuccini. “Penso al turismo, alle attività artigianali, al commercio, alla ristorazione. E alle mense pubbliche che costituiscono un elemento fondamentale per educare i ragazzi e i cittadini a nuove abitudini alimentari. Ci sono molti aspetti da valorizzare così come molti nodi da sciogliere. Per affrontarli è necessario creare una governance che comprenda i Comuni, gli agricoltori, le altre parti economiche e le associazioni locali presenti sul territorio“.
Oggi in Italia i bio-distretti sono circa 40: aree vocate al biologico in cui produttori, cittadini, operatori turistici e pubbliche amministrazioni collaborano per una gestione delle risorse in equilibrio tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Un numero in costante aumento. Proprio in questi giorni all’interno del progetto Bio Slow è nato Bio Slow Sardegna. Obiettivo del nuovo biodistretto: promuovere l’agricoltura biologica, lavorare sulla qualità della terra, del paesaggio. Tutto ciò per dar vita a una rete territoriale connessa da percorsi ecologici, culturali e turistici.
I biodistretti inoltre possono diventare un modello di riferimento per l’intero Paese in tema di sicurezza grazie all’articolo 13 sui distretti biologici nella Legge sul bio approvata al Senato dopo due anni di stallo. “Come Federbio abbiamo lavorato perché all’interno di questa legge fosse inserito il principio ‘chi inquina paga’ secondo cui devono essere gli agricoltori convenzionali ad adottare le pratiche necessarie a impedire la contaminazione da pesticidi delle produzioni biologiche”, spiega Maria Grazia Mammuccini. “Purtroppo non siamo riusciti a fare passare questo principio nella Legge sul biologico, ma è stato inserito in riferimento ai distretti biologici.”
Non solo. La presenza dei biodistretti costituisce anche un elemento sostanziale per raggiungere gli obiettivi indicati dalla Commissione europea. La strategia Farm to Fork fissa una percentuale del 25% di biologico da raggiungere entro il 2030. Livello che molti biodistretti hanno già raggiunto o stanno per raggiungere.