Un suolo sano vuol dire un’opportunità per un futuro sostenibile: “Caring for soil is caring for life”, tutelare il suolo significa prendersi cura della vita. È questo il titolo della missione di Horizon Europe, il programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027, proposto dal Mission Board Soil Health and Food. I Mission Board, tra i quali si annovera quello specificamente dedicato a salute del suolo e sicurezza alimentare, sono stati istituti dalla Commissione europea. L’obiettivo è di fare fronte a cinque delle principali sfide da affrontare in ambito europeo, saranno integrati in Horizon Europe.
Se n’è parlato nella mattinata di mercoledì 24 febbraio in un primo incontro (online) di presentazione nazionale dell’iniziativa organizzato dal ministero dell’Università e della Ricerca in collaborazione con Apre (Agenzia della Promozione della Ricerca Europea), Santa Chiara Lab (Università di Siena) e Fondazione ReSoil. L’appuntamento, seguito da oltre 1.200 persone, è stato moderato da Fiorino Pietro Iantorno del Santa Chiara Lab.
I saluti istituzionali all’avvio dei lavori dell’incontro sono stati quelli di Cristina Messa, nuova ministra dell’Università e della Ricerca, che ha sottolineato come la ricerca scientifica sia prioritaria per il ministero. Insieme a lei, Antonio Parenti, capo della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, che ha ricordato le strategie comunitarie nell’ambito del Green new deal.
Catia Bastioli, membro del Mission Board “Soil Health and Food”, ha illustrato i target della missione. L’obiettivo, come ha spiegato Bastioli, è garantire che almeno il 75% dei suoli di tutti i Paesi membri dell’UE siano sani entro il 2030 o mostrino un miglioramento significativo. Che siano cioè in grado di fornire servizi ecosistemici essenziali, come la fornitura di cibo e altra biomassa, sostenere la biodiversità, immagazzinare e regolare il flusso di acqua o mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Ciò corrisponde a un aumento del 100% dei suoli sani rispetto all’attuale valore di riferimento. L’ambizione della missione è dunque quella di avviare un percorso verso una gestione sostenibile del suolo. Ovvero, che sia parte di una transizione sociale più ampia e verde e che veda lo sforzo congiunto di diversi attori a livello europeo, nazionale e locali: ricercatori, policy maker, industrie, cittadini.
Angelo Riccaboni, rappresentante nazionale della Mission “Soil Health and Food”, ha annunciato poi che “nelle prossime settimane saranno creati dei focus group tematici, ad esempio su scuola e formazione, consumo di suolo, pratiche agricole rigenerative, promozione delle filiere e altri”.
Nel nostro Paese, come ha spiegato Riccaboni, “tra il 2012 e il 2019 le aree molto degradate sono cresciute: +1.643 km quadrati”. In particolare, nel 2019 si è arrivati al 7,10 per cento di suolo nazionale consumato: in Lombardia questa quota sale al 12,05. Il consumo di suolo in Italia ha purtroppo riguardato anche aree protette (+61,5 ettari nell’ultimo anno), vincolate per la tutela paesaggistica e a pericolosità sismica. Tutto ciò equivale a un danno economico potenziale, tra il 2021 e il 2018, superiore ai tre miliardi di euro.
Della cura per il suolo ha parlato Giuseppe Corti, presidente società italiana di pedologia (la disciplina che studia il suolo, ndr). “Il problema dell’erosione – ha spiegato lo studioso – è un dramma, in molte aree d’Italia se ne va un centimetro di suolo l’anno. E a un danno se ne aggiunge altro, perchè questo suolo va a finire nel mare e questo provoca eutrofizzazione. Bisogna fare ricerca sul campo”. Ma ridurre l’inquinamento dei suoli “ha dei costi importanti”. La proposta? “Una filiera per disinquinare, che produca reddito mentre disinquiniamo, coinvolgendo imprese e agricoltori”.
Sempre a proposito della situazione – pericolosissima – del suolo nel nostro Paese è intervenuto Michele Munafò, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra), che ogni anno cura un rapporto sul suolo: 57,5 km quadrati di terreno fertile vengono distrutti ogni anno (+0,27%, nel 2019 rispetto al 2018), persi a causa dell’avanzata di cantieri ed edificazioni. In sette anni abbiamo perso la capacità di produrre 3,7 milioni di quintali di prodotti agricoli.
Per Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana, “mentre noi parliamo le ruspe stanno andando avanti e gli ettari di suolo vanno via a manetta”. Mercalli ha portato alcuni esempi concreti. Uno relativo alla costruzione di un nuovo ospedale a Piacenza, dove si andrebbe a cementificare un’azienda agricola biologica, e un polo logistico in provincia di Bologna, di 70 ettari “del suolo migliore del mondo, il suolo della Pianura Padana”, vicino allo svincolo autostradale, su suoli agricoli che sono stati venduti dai proprietari.
Se i mezzi e la visione europei non vengono raccolte dagli Stati membri e dai territori per trasformare questa sfida in qualcosa di concreto, oggi, avremo perso”. E’ quanto dichiarato in conclusione dell’incontro da Catia Bastioli. “Mai come oggi abbiamo bisogno di sviluppare capacità di conoscenza: è il tempo di innovare e inventare, nei problemi ci sono anche grandi opportunità”. La bioeconomia può essere in questo quadro un impulso per la circolarità. Ed è stata, tra l’altro, al centro di una recente risoluzione del Parlamento Europeo. “L’Europa ci crede, tanto che una delle cinque proprità dell’esecutivo è proprio il suolo. Gli obiettivi sfidanti non sono semplici ma la partecipazione è un ottimo viatico per il futuro”, ha concluso Angelo Riccaboni.