Uno dei primi prodotti alimentari per cui è stata utilizzata la blockchain è stato il galletto di Auvergne. Già alcuni anni fa, infatti, una nota catena di supermercati francesi aveva introdotto la tecnologia a catene di blocchi – la blockchain, appunto – per tracciare e certificare alcuni alimenti tra cui pollo, uova, latte, arance, concentrandosi in particolare su quelli su cui i consumatori desideravano avere maggiori informazioni e certezze.
Se la Blockchain è conosciuta soprattutto come la tecnologia alla base del bitcoin, in realtà è un sistema di certificazione di dati utilizzabile in molti settori, dalla finanza all’alimentare appunto. Si tratta di una tecnologia di tracciamento. Consente ai consumatori di visualizzare informazioni dettagliate e affidabili sui prodotti che acquistano, seguendone l’iter lungo tutta la filiera senza possibilità di alterazioni. In questo registro digitale le informazioni – contenute sotto forma di blocchi concatenati in ordine cronologico – non possono essere modificate. Così si garantisce una totale trasparenza e tracciabilità.
In pratica inquadrando con il cellulare il codice a barre o il QR presente sul packaging di una vaschetta di carne, i consumatori possono sapere dove e come l’animale è stato allevato, in quale azienda, come è stato alimentato e se ha subito trattamenti antibiotici.
Allo stesso modo acquistando una mela è possibile sapere con precisione: il luogo di coltivazione, se è ogm, se la coltivazione è intensiva o biologica, se le piante sono state trattate con fertilizzanti e pesticidi, in che giorno quel frutto è stato raccolto e spedito alla distribuzione. Informazioni che essendo registrate sulla blockchain sono inalterabili e consentono di ripercorrere tutti i passaggi del prodotto dal campo fino all’arrivo nel punto vendita.
Proprio per questo la blockchain è potenzialmente molto attrattiva per il settore agro-alimentare. Oltre ad assicurare la totale tracciabilità del prodotto, consente di ottimizzare l’intera filiera degli approvvigionamenti e risolverne le inefficienze, riducendo sprechi alimentari. Inoltre l’impiego della blockchain può essere vantaggioso per le aziende più piccole. Consente, infatti, di accedere a piattaforme condivise basate sulla blockchain e riduce eventuali quote di prodotti invenduti.
Complessivamente l’agroalimentare è il terzo settore per numero di progetti di Blockchain e sono più di 150 le start up sviluppate. E i numeri crescono rapidamente. Solo un anno fa complessivamente la blockchain nel mercato dell’agroalimentare aveva un valore di 128,87 milioni di dollari. La stima per il 2021 è 189 milioni. Nel 2025, secondo le previsioni, si potrebbe arrivare a più di 886 milioni di dollari.