Complessivamente il 64% dei terreni agricoli è a rischio di inquinamento da più di un pesticida e il 21% da più di dieci. Non va meglio in Europa dove il 94% delle aree agricole presentano un alto rischio di inquinamento a causa di più di una sostanza. Sono alcuni dei dati presentati dal Wwf nel Rapporto “Le misure non sono tutto: l’importanza della piccola fauna per un’agricoltura sostenibile” che rilancia l’allarme sul rischio di perdita di biodiversità dovuto all’utilizzo di fitofarmaci nell’agricoltura intensiva.
Oltre ai danni diretti sulla salute umana, l’uso intensivo e prolungato di pesticidi nelle aree agricole produce effetti tossici anche sugli organismi viventi che non sono il loro diretto bersaglio. A farne le spese non solo insetti impollinatori e uccelli, ma anche piccoli mammiferi, anfibi e rettili che hanno un ruolo determinante negli ecosistemi naturali.
In Italia ci sono circa 44 specie di anfibi (di cui 14 endemiche) e 56 di rettili (di cui 5 endemiche). Al momento il 36% delle specie di anfibi e il 19% di quelle di rettili sono fortemente minacciate dai pesticidi. Si tratta di specie essenziali – nel caso dei rettili – nel controllo delle popolazioni di roditori e altri piccoli vertebrati che possono causare danni alle colture. Senza contare che entrambi – rettili e anfibi – sono ideali disinfestatori biologici perché si nutrono di insetti e invertebrati spesso nocivi all’agricoltura. Eppure i criteri dell’Unione europea per l’approvazione dei principi attivi – al momento 454 – prevedono test su mammiferi, uccelli, pesci ma non su anfibi e i rettili.
“Aumentare le conoscenze dell’effetto dei pesticidi su anfibi e rettili è fondamentale per ottenere una stima realistica della portata del loro impatto e per conciliare le pratiche agricole con gli sforzi di conservazione di questi animali. Ad oggi alcuni pesticidi ampiamente usati in agricoltura possono causare negli anfibi tassi di mortalità del 100% dopo un’ora dall’esposizione.” Afferma Isabella Pratesi, direttore del programma di Conservazione del Wwf.
“La speranza che in futuro le specie altamente minacciate si allontanino dal rischio estinzione si basa su azioni immediate e urgenti. Cruciali per la salute dell’ambiente e degli animali, uomo incluso”, si legge in una nota del Wwf. “Ad esempio la riduzione del 50% dell’uso di pesticidi di sintesi e la completa eliminazione dei principi attivi più pericolosi in Europa entro il 2030. Come previsto dalle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità 2030. Per noi l’agricoltura deve orientarsi sempre più all’agroecologia, la scienza che applica i principi ecologici alla gestione dei sistemi agricoli. Solo così possiamo favorire tutti i processi naturali di rigenerazione e resilienza, e tutelare la salute umana e quella del Pianeta”.