Ogni anno nel mondo si vendono più di 370 miliardi di gomme da masticare. Per avere un’idea se ogni cicca venisse masticata per mezz’ora per consumarle tutte ci vorrebbero 185 miliardi di ore. Come dire 21 milioni di anni di masticazione in fila.
Si tratta di 560 mila tonnellate di chewing gum che una volta masticate nella stragrande maggioranza dei casi finiscono disperse sui marciapiedi, sulle strade e nei parchi cittadini. Con non pochi impatti ambientali.
Infatti se in passato l’ingrediente principale delle cicche era la gomma naturale ricavata dal chicle – il lattice raccolto dagli alberi nelle foreste pluviali – ormai per soddisfare la domanda mondiale si utilizza gomma sintetica (poli isobutilene). In pratica sostanze ricavate dal petrolio che impiegano circa 5 anni per degradarsi nell’ambiente. In questo modo il chewing gum diventa un problema per molte amministrazioni cittadine, con ricadute ambientali ed economiche. Pulire mezzo metro quadrato di asfalto richiede una spesa che può arrivare a 2 euro e l’utilizzo di sostanze chimiche per facilitare la rimozione. Chimica su chimica.
L’alternativa disponibile anche in Italia è Chicza un particolare chewing-gum biodegradabile al 100% in soli due mesi, sostenibile ed equo solidale. Chicza arriva dal Messico ed è frutto del lavoro e della ricerca dei chicleros che si definiscono i “Guardiani della Selva Tropicale”. Il chewing gum sostenibile viene infatti prodotto da 40 cooperative – circa 1.500 chicleros – che in questo modo tengono in vita una pratica che consente la salvaguardia della foresta pluviale di Selva Maya, uno dei maggiori polmoni verde del pianeta.