L’Italia non ha finora preso alcun impegno per correggere gli errori della Politica agricola comune (Pac) in campo ecologico. Nel Piano strategico nazionale (Psn), che serve a distribuire i fondi europei della Pac, la parte sulla conservazione della biodiversità è sparita e l’assieme delle misure previste è così incerto da aver indotto la coalizione Cambiamo Agricoltura (di cui fanno parte FederBio, Legambiente, WWF, Slow Food e Lipu) a definire l’attuale Psn “contro natura”.
Questo disallineamento rispetto alla linea scelta dall’Europa con la strategia Farm to Fork e con la Strategia sulla Biodiversità potrebbe però essere corretto in corsa. Dopo le proteste delle associazioni del biologico e ambientaliste, il ministero delle Politiche agricole ha annunciato un investimento aggiuntivo sull’agricoltura bio di un miliardo di euro nei prossimi 5 anni. E ci sono stati incontri tra i rappresentanti della coalizione Cambiamo Agricoltura e il ministro Stefano Patuanelli in cui si sono registrate aperture al cambiamento su biodiversità e paesaggio.
Anche perché insistere su investimenti tutti concentrati sull’agricoltura convenzionale aprirebbe una prospettiva preoccupante anche sul piano economico e occupazionale. Mentre l’Italia sembra prendere le distanze dal biologico di cui pure è tra i leader europei, altri Paesi fanno scelte opposte: una dinamica che rischia di farci perdere la leadership guadagnata negli anni.
Il nuovo governo tedesco, la coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali, ha infatti elaborato un accordo in cui il ruolo dell’agricoltura biologica e le sue prospettive, con obiettivi ambiziosi, sono sottolineate con forza. Il governo semaforo di Berlino parte proprio dal punto centrale, quello che l’Italia ha omesso anche nel Pnrr: il legame tra agricoltura e clima: “Il nostro obiettivo è un’agricoltura sostenibile e orientata al futuro, in cui gli agricoltori possano operare in modo economicamente redditizio salvaguardando l’ambiente, gli animali e il clima. (…) Faremo immediatamente in modo che i regolamenti di accompagnamento al piano strategico nazionale della Politica agricola comune (Pac) siano adattati con l’obiettivo della protezione dell’ambiente e del clima e della sicurezza del reddito”.
L’obiettivo, continua il documento, è rilanciare “l’agricoltura sostenibile che serve gli interessi delle aziende agricole, il benessere degli animali, la natura, ed è la base di una dieta sana”.
E ancora: “L’estinzione delle specie e la perdita di biodiversità rappresentano un’altra crisi ecologica. Vogliamo limitare l’uso di prodotti fitosanitari a ciò che è necessario. Ne ridurremo l’uso adottando politiche ambiziose basate sulle seguenti misure:
Dunque la Germania, che per l’Italia rappresenta un importante mercato di export per l’alimentare e per il biologico, si dà come obiettivo il 30% di campi bio entro il 2030, cioè il 5% in più dell’obiettivo europeo. L’Italia, che oggi è più avanti della Germania e che sta già a circa il 16% di agricoltura biologica, tentenna davanti allo stesso obiettivo lasciando campo libero alla concorrenza. Se a questo dato sommiamo il fatto che con l’agricoltura biologico cresce il fatturato delle imprese e l’occupazione, abbiamo il quadro di un autogol che in questo momento pare programmato.