Il governo colombiano non ha il diritto di irrorare i terreni con il glifosato senza prima consultare le comunità locali. Anche se l’obiettivo sono i raccolti di coca. Questa la decisione della Corte costituzionale di Bogotà che lo scorso 19 gennaio ha fermato la ripresa delle irrorazioni aeree con glifosato prevista nel Piano di gestione ambientale per l’eradicamento delle colture illecite.
Secondo la Corte infatti “è stato ignorato il diritto alla partecipazione delle comunità contadine residenti nei Comuni in cui il programma sarà eventualmente realizzato“. Una sentenza storica – accolta positivamente dai gruppi per i diritti umani e politici – che mette al centro i diritti degli agricoltori rurali e delle comunità indigene e nere.
“La decisione della Corte – spiega al Manifesto Pedro Arenas di VisoMutop, think thank che promuove riforme delle politiche sulla droga in Colombia – tutela il diritto delle 104 municipalità che erano nel piano irrorazioni del governo di essere informate preventivamente, nell’ambito di un processo di partecipazione e tutela dei diritti delle comunità locali”.
La coca, ingrediente base della cocaina, è coltivata in Colombia – primo produttore al mondo – soprattutto da contadini che non hanno altri mezzi di reddito o sono costretti a coltivarla da gruppi di narcotrafficanti.
Per più di 20 anni il governo colombiano ha utilizzato la fumigazione aerea per arginare i raccolti di coca. Su intere aree rurali e comunità indigene sono stati spruzzati dal cielo milioni di litri di erbicidi a base di glifosato. Provocando ingenti danni ambientali e sanitari e ottenendo scarsi risultati sul controllo della produzione di cocaina.
Nel 2015 il governo colombiano aveva sospeso le irrorazioni con glifosato classificato dall’Oms come probabile agente cancerogeno per l’uomo. Pratica però che Bogotà puntava a ripristinare in seguito all’aumento della coltivazione della coca. Tanto che nel dicembre 2020 erano stati identificati i Comuni in cui far ripartire il programma di fumigazione.
Questa decisione aveva portato un gruppo di comunità indigene nella regione di Nariño a richiedere alla Corte Suprema di Pasto la sospensione del programma, accordata nel settembre 2021. La Corte costituzionale ha inoltre ordinato al ministero dell’Interno di aprire un processo di consultazione preventiva con le comunità etniche interessate in ben 104 Comuni del Paese.