La sicurezza alimentare inizia dal suolo. Proteggere il suolo e utilizzarlo in maniera sostenibile è infatti il primo passo da fare per assicurare cibo sano agli abitanti della Terra. E’ stato questo il tema della Global Forum for Food and Agriculture (Gffa). Ha visto riuniti a Berlino 68 ministri dell’Agricoltura di tutto il mondo.
Quasi il 95% della produzione alimentare globale dipende dal suolo. Un terzo del quale è oggi degradato da pratiche agricole non sostenibili e sfruttamento eccessivo delle risorse . ” Invertire il degrado del suolo è fondamentale se vogliamo nutrire la popolazione mondiale i, proteggere la biodiversità e affrontare la crisi climatica del pianeta “, ha ammonito il direttore generale della Fao, Qu Dongyu.
Parole accolte dai ministri che si sono impegnati a combattere il degrado del suolo e migliorarne la salute a beneficio dei sistemi alimentari. Per farlo i Paesi hanno indicato alcuni punti chiave su cui agire. Tra questi: la mitigazione dei cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità presente nel suolo. Ma anche: garantire un accesso equo ai terreni agricoli, sostenere sistemi alimentari resilienti e sostenibili e incrementare gli investimenti in ricerca e innovazione.
Dopo gli oceani, i suoli sono i più grandi serbatoi di carbonio e svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione della crisi climatica. Il degrado del suolo mondiale ha già rilasciato nell’atmosfera fino a 78 gigatonnellate di carbonio (una gigatonnellata equivale alla massa di 10.000 portaerei statunitensi a pieno carico).
Secondo la mappa Global Soil Organic Carbon Sequestration, un suolo sano potrebbe sequestrare fino a 2,05 petagrammi di CO2 equivalente all’anno (1 petagrammo corrisponde a 1 miliardo di tonnellate), compensando così fino al 34% delle emissioni di gas serra dai terreni agricoli. Il suolo ha un ruolo fondamentale anche nella tutela della biodiversità visto che custodisce circa il 25% della biodiversità globale.
“La nostra popolazione in crescita ha bisogno di una maggiore quantità di cibo nutriente e sicuro. Privo di contaminanti e agenti patogeni”, ha aggiunto il direttore Qu Dongyu. Ma l’ultimo report della Fao “State of knowledge of soil biodiversity” ha evidenziato come i nostri sistemi agricoli siano a un “punto di rotura”.
L’erosione del suolo è la più grande minaccia. Si stima che entro il 2050 potrebbe determinare una perdita del 10% della produzione agricola e far sparire 75 miliardi di tonnellate di suolo.
Il degrado e l’inquinamento del suolo sono legati anche a un utilizzo eccessivo di pesticidi e chimica di sintesi. La produzione annuale globale di prodotti chimici industriali è infatti raddoppiata negli ultimi 20 anni e si prevede continuerà ad aumentare (+85%) da oggi alla fine del decennio. Una pratica che alla lunga impoverisce il suolo e ha effetti sul cibo prodotto e sulla qualità delle acque.
Infine c’è il problema della salinizzazione che colpisce 160 milioni di ettari di terreni coltivati in tutto il mondo rendendone improduttivi ogni anno 1,5 milioni di ettari.
Secondo il direttore della Fao i Paesi devono assumere impegni più stringenti: “Strumenti come le Linee guida volontarie per la gestione sostenibile del suolo , la Carta mondiale del suolo e il Codice internazionale di condotta per l’uso e la gestione sostenibili dei fertilizzanti possono fornire ulteriore slancio”.
Maggiori investimenti – specie per favorire l’adozione di pratiche di gestione sostenibile del suolo – e la ricarbonizzazione dei suoli sono altre priorità, insieme alla sicurezza della proprietà fondiaria.