Il conflitto Russia-Ucraina non può diventare un pretesto per fare un passo indietro sugli obiettivi climatici e ambientali. E’ quanto sostengono 17 associazioni ambientaliste, dei consumatori e dei produttori biologici, in una lettera inviata al presidente del Consiglio, Draghi e ai ministri Patuanelli e Cingolani.
Con questa lettera le associazioni hanno voluto rispondere agli argomenti con cui le lobby dell’agricoltura industriale sostengono la necessità di rivedere gli obiettivi del Green Deal per affrontare la crisi dei prezzi e delle materie prime causata dalla guerra in Ucraina. In pratica, secondo le lobby, è il caso di sospendere Farm to Fork e Biodiversità 2030, le strategie europee che puntano a tutelare la biodiversità e a ridurre l’impatto che l’agricoltura intensiva produce su clima e ambiente.
Una decisione non solo inutile ma profondamente sbagliata, ribattono le associazioni: “Indebolire le strategie Ue e rivedere le norme ambientali della nuova Pac post 2022 sarebbe un grave errore e non risolverebbe i problemi collegati all’aumento dei prezzi e alla disponibilità di materie prime. Abbiamo bisogno di una radicale riforma dei nostri sistemi agroalimentari per promuovere modelli produttivi e di consumo più resilienti e sostenibili. I timidi passi verso una transizione agroecologica attesi con la riforma della Pac non possono essere vanificati dalla conservazione degli stessi sistemi produttivi e modelli di consumo che ci hanno condotto in questa situazione”.
Già alcuni giorni fa i Verdi europei avevano rivolto un analogo appello alla Commissione europea preoccupati dalle dichiarazioni di alcuni ministri tra cui lo stesso Patuanelli. Il ministro infatti aveva affermato che l’attuale conflitto richiede l’accantonamento delle misure europee a protezione della biodiversità e delle fasce di rispetto ecologico nei campi.
“La proposta del ministro Patuanelli – puntualizza Eleonora Evi, europarlamentare dei Verdi – di incrementare le produzioni agricole utilizzando anche le superfici destinate alla natura, con un aumentato uso di pesticidi chimici, andrebbe ad impattare fortemente sulla già devastante emergenza climatica, oltre che sulla salute delle persone. Non è la distruzione di ciò che resta delle aree di interesse ecologico la strada giusta per garantire la sovranità alimentare. Dobbiamo invece riorganizzare il nostro sistema alimentare incrementando l’uso delle tecniche di agricoltura biologica e agro ecologia e, ad esempio, utilizzando al meglio i tanti terreni inutilizzati del nostro Paese”.
Peraltro proprio in questi giorni in cui si stanno concludendo i negoziati delle Nazioni Unite sulla biodiversità e il Wwf ha presentato un rapporto che mostra quanto gli impegni ambiziosi presi dai governi spesso restino parole vuote. Il rapporto intitolato “Bridging the Gap: Translating political commitments into an ambitious Global Biodiversity Framework” analizza i principali impegni internazionali riconducibili ai negoziati dell’accordo globale sulla biodiversità.
Marco Lambertini, direttore generale del Wwf Internazionale, ha dichiarato: “I leader mondiali hanno promesso di agire per proteggere la natura e le persone garantendo il raggiungimento di un ambizioso accordo globale sulla biodiversità, ma la nostra analisi rivela che resta ancora molto da fare affinché alle parole corrispondano i fatti. I leader stanno perdendo di credibilità e devono agire ora per colmare il divario tra gli impegni nature-positive e la bozza di accordo globale sulla biodiversità al 2030, troppo poco ambiziosa”.