Indefinito negli obiettivi e scarso nelle ambizioni. Questo il giudizio dato dalla Commissione europea sul Piano strategico italiano per la programmazione della Politica agricola comune (Psn). I rilievi espressi dalla Ue confermano molte delle osservazioni già espresse da 17 associazioni, tra cui FederBio, alla bozza del Piano inviata dal nostro Paese lo scorso 31 dicembre.
Il piano strategico italiano è giudicato insufficiente per quanto riguarda gli obiettivi ambientali. Prima di tutto in quanto non quantifica gli obiettivi da perseguire nonostante tale indicazione sia obbligatoria. Inoltre poiché propone misure la cui efficacia è incerta e indimostrabile.
Senza una correzione di rotta – avverte la Commissione Ue – il flusso di sussidi europei favorirà i territori tradizionalmente più premiati dalla Pac, in particolare le grandi aziende zootecniche, accentuando i divari di reddito rispetto alle aree più svantaggiate della penisola.
Marginali anche nel giudizio della Commissione gli obiettivi proposti dal Piano italiano per la riduzione degli sprechi, l’utilizzo delle energie rinnovabili, lo sviluppo dell’economia circolare, la trasformazione delle diete. Per quanto riguarda la produzione biologica, la Commissione valuta positivamente l’obiettivo del 25% al 2027, ma invita a chiarire le azioni concrete per raggiungere il target.
Critico anche il giudizio sugli eco-schemi. La Commissione non ritiene evidenti i benefici che gli eco-schemi proposti dal Psn potranno apportare per la mitigazione e adattamento al cambiamento climatico e per la tutela della biodiversità naturale: gli impegni richiesti non aggiungono molto rispetto alla situazione precedente.
Un altro punto critico riguarda l’applicazione della condizionalità sociale da avviare già nel 2023 vista l’alta percentuale di lavoro irregolare nelle campagne italiane. Alla base del concetto di condizionalità sociale l’idea che il ricevimento di sussidi pubblici va subordinato al rispetto di principi fondamentali, quali diritti dei lavoratori, diritti sociali ed economici.
“Come avevamo già evidenziato nelle nostre osservazioni alla bozza del piano, le misure per perseguire gli obiettivi delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 – si legge nel comunicato delle 17 associazioni – appaiono evanescenti e incoerenti. Come nel caso della riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi o per il raggiungimento del 10% di aree naturali negli agroecosistemi.
Siamo disponibili al dialogo con i soggetti interessati per un confronto costruttivo sulle nostre proposte per far sì che la nuova versione del Piano recepisca al meglio le osservazioni della Commissione. Così da accompagnare la transizione agroecologica del nostro sistema agroalimentare ″, concludono le 17 associazioni.