Agricoltura e tutela della biodiversità sono fondamentali per la rigenerazione dei borghi. Questa la posizione emersa dal convegno “La rinascita dei borghi parte dalla biodiversità” organizzato da Slow Food a Roma, nell’ambito dell’Anteprima di Terra Madre e della Festa dei Piccoli Comuni del Lazio.
Secondo Slow Food il rinnovamento necessario per una reale transizione agroecologica deve partire dal cibo. Ovvero dal miglioramento delle pratiche agricole, dei sistemi di produzione e distribuzione, delle diete e delle abitudini di consumo, mettendo al centro la biodiversità, le comunità locali, il paesaggio.
“I borghi senza agricoltura rischiano di diventare luoghi non autentici: scenografie vuote, bellissime a vedersi ma da fruire soltanto in maniera ludica e ricreativa, territori a cui manca l’identità perché non ci sono comunità legate alla produzione alimentare”, ha ricordato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. “A dimostrare invece come rivivono i paesi, dal punto di vista sociale ed economico, quando le produzioni agricole ritornano a essere centrali, le buone pratiche che ci arrivano proprio dal Lazio, con la comunità della castagna mosciarella di Capranica Prenestina. Oppure le cultivar olivicole e i chiacchietelli di Priverno”.
Se due anni di pandemia hanno spinto molte persone ad apprezzare i piccoli borghi, questa opportunità va colta per rilanciare le economie locali e non congelare l’immagine dei borghi in uno stereotipo romantico e bucolico.
“Rigenerare i paesi, preferisco chiamarli così, è presentato spesso come un’operazione romantica” ha affermato Vito Teti, docente di antropologia culturale all’Università di Calabria. “I borghi come luoghi pacificati, fuori dalla storia, in cui si va per non fare nulla. Tu arrivi, bevi un bicchiere di vino in una bella piazza e tutto è a posto, il paese è rinato. Ma un paese non può vivere solo di turismo, non può essere ridotto a uno scenario vuoto. Un paese vive di memoria, di conoscenza, di sapori, di relazioni, di paesaggi”.
In questo l’agricoltura ha un ruolo chiave, riuscendo ad attivare l’economia locale e rilanciare il territorio. Un esempio viene da Capranica Prenestina, dove si produce farina di castagne, tradizione abbandonata da molti anni. Si è così generato un circolo virtuoso che ha coinvolto il territorio, la difesa dell’ambiente e l’economia.