Mancata produzione agricola per 4.155.000 quintali nell’arco di 10 anni corrispondente a una perdita economica pari a 154 milioni di euro l’anno. E’ l’agricoltura – secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Ispra – uno dei settori maggiormente penalizzati dal consumo del suolo.
Il dato riferito agli ultimi 10 anni è stato pubblicato nel rapporto Ispra che ha restituito un’immagine preoccupante dell’Italia in cui – dopo anni – il consumo di suolo torna a crescere. Nel 2021 sono stati impermeabilizzati 70 chilometri quadrati, come dire 19 ettari al giorno, pari a oltre 2 metri quadrati al secondo. Complessivamente oggi il cemento e l’asfalto ricoprono 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale, pari al 7,1% dell’intero territorio.
L’agricoltura è il principale settore che subisce il consumo di suolo. “Gran parte del territorio che viene consumato è suolo agricolo, e spesso proprio le aree agricole di maggiore qualità vengono utilizzate per costruire infrastrutture”, ha commentato Lorenzo Ciccarese, responsabile Ispra dell’Area per la conservazione delle specie e degli habitat e per la gestione sostenibile delle aree agricole e forestali.
Per proteggere il suolo è fondamentale difendere i terreni agricoli. Ma la difesa del suolo non vuol dire solo arrestarne quantitativamente il consumo, ma anche tutelarne la salute, difendendolo dal degrado e dall’impoverimento. L’impiego dissennato di fertilizzanti e pesticidi è una delle prime cause di degrado del suolo. Oggi in agricoltura vengono utilizzati circa 1.000 differenti pesticidi basati su 800 sostanze attive e il numero dei composti sta crescendo.
Proprio per aumentare il grado di consapevolezza dell’importanza della salute del suolo, Cambia la Terra lo scorso anno ha lanciato “La Compagnia del Suolo”: una campagna di informazione, un viaggio di oltre 4.000 chilometri lungo la penisola per raccogliere dati relativi alla presenza di pesticidi nei terreni agricoli.
Un suolo degradato infatti non è in grado di offrire risposte alla sicurezza alimentare dell’intera umanità e ha pesanti conseguenze sulla biodiversità. La degradazione dei suoli significa anche la degradazione dei servizi, dei benefici che il suolo fornisce alle persone e alla vita selvatica.
Eppure è proprio sul suolo che si gioca il nostro futuro. Fornisce cibo, contiene il 90% della biodiversità, funziona come deposito di carbonio rallentando l’ulteriore accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera. Inoltre un suolo sano, regolando il regime delle acque, contribuisce a tenere sotto controllo i fenomeni di erosione e dissesto idrogeologico del territorio.
Il consumo del suolo negli anni compresi tra il 2012 e il 2021 ha prodotto perdite potenziali pari a 3,3 – 4 miliardi di euro. Oltre ai danni subiti dal settore agricolo, gravi anche le conseguenze associate al servizio del regime idrologico. L’impermeabilizzazione del suolo aumenta infatti il deflusso delle acque superficiali e sottrae all’infiltrazione nel terreno oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana. Acqua che, scorrendo troppo rapidamente in superficie, non riesce a penetrare nel terreno e a ricaricare le falde acquifere sotterranee.