Nonostante la crescita registrata negli ultimi anni dal biologico, l’agricoltura europea è ancora bloccata dai pesticidi. Locked-in, intrappolata in una dipendenza dalla chimica dal quale non riesce a evadere. E’ questa la posizione espressa da Foodwatch, organizzazione impegnata sull’agroalimentare nel dossier Locked-in Pesticides.
“L’agricoltura europea è paralizzata nella trappola dei pesticidi”, ha dichiarato Matthias Wolfschmidt, direttore strategico di Foodwatch international, definendo la dipendenza dell’Europa dai prodotti di chimica di sintesi come “una grave malattia che ha completamente bloccato il nostro sistema agricolo”.
Lo dimostrano i dati relativi alle vendite che in pratica rimangono gli stessi da anni. In Europa (Ue 27) nel 2020 sono stati venduti 322 milioni di chilogrammi di principi attivi di pesticidi, ai quali vanno aggiunti i pesticidi illegali, che valgono il 13,8% del mercato.
Un sistema quello europeo – secondo Foodwatch – sotto “l’influenza di potenti corporazioni e gruppi di interesse” che di fatto rallentano ogni progresso. Per liberarsi serve attuare una visione diversa. Lo studio ha presentato strategie precise, exit strategy differenziate a seconda delle coltivazioni, per liberare l’agricoltura dai pesticidi entro il 2035.
Il punto di partenza del dossier è una critica ai pesticidi definiti da Foodwatch come un metodo in realtà poco efficace per il controllo di parassiti, erbe infestanti e malattie, perché senza misure preventive i parassiti ricompaiono con grande frequenza.
“Le migliaia di tonnellate di arsenato di piombo, DDT, HCH, organofosfati, carbammati n-metilici, piretroidi e neonicotinoidi che sono stati usati negli ultimi decenni non hanno risolto un solo problema causato dagli insetti”, si legge nel documento. Anzi. I parassiti sono diventati in molti casi più resistenti alle sostanze portando ad aumentare il ricorso ai pesticidi.
La politica non deve indicare solo obiettivi, ma mettere in atto misure concrete per liberare l’agricoltura dalla chimica di sintesi. Ad esempio, seguendo quanto fatto in Danimarca, si potrebbe introdurre nella Ue una tassa sui pesticidi più pericolosi. Sarebbe uno strumento efficace per incentivare gli agricoltori a usare sostanze meno nocive.
Altro punto chiave: rivedere i processi di autorizzazione dei pesticidi, che sono attualmente troppo poco stringenti, e definire una differente distribuzione dei sussidi agricoli dell’Ue, con fondi specifici per interrompere l’uso dei pesticidi.
Per fare a meno o quasi dei pesticidi sono già disponibili molte pratiche agricole. Tra queste il controllo biologico, la rotazione delle colture e la coltivazione di varietà di piante resistenti. Sistemi efficaci che inoltre hanno il vantaggio di eliminare o quanto meno ridurre emissioni di CO2, perdita di biodiversità, inquinamento ed eutrofizzazione.
Promosso anche il ricorso a soluzioni tecnologiche come il diserbo manuale, i droni e l’utilizzo di pannelli solari. Anche se – ammonisce Foodwatch – un approccio eccessivamente tecnologico potrebbe richiedere investimenti troppo alti non alla portata di tutte le aziende agricole.