Abilità di volo alterate, difficoltà nel coordinare i movimenti e ritrovare il proprio alveare, problemi respiratori. Sono alcune delle anomalie comportamentali, cognitive e fisiologiche riscontrate nella maggior parte degli insetti impollinatori esposti ai pesticidi.
E’ quanto emerso dallo studio “Lethal, sublethal and combined effects of pesticides on bees :a meta-analysis and new risk assessment tools” appena pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment.
Tra gli effetti subletali di 377 pesticidi comunemente utilizzati in agricoltura: alterazione della memoria e delle capacità di apprendimento, disturbi nel volo e nell’orientamento, difficoltà di movimento e di coordinazione, problemi respiratori.
Purtroppo – affermano i ricercatori – la stragrande maggioranza (il 71%) di questi danni seppur gravissimi è ancora sconosciuta, visto che studi e indagini sono concentrati prevalentemente sugli effetti letali.
“Nelle nostre ricerche, la gran parte delle api e degli altri impollinatori esposti ai pesticidi mostrava anomalie comportamentali e fisiologiche: non riuscivano più a muoversi e coordinarsi, le abilità di volo erano alterate, ed erano incapaci a termoregolare l’alveare”, dichiara Simone Tosi, ricercatore del Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino e coordinatore dello studio.
Nonostante ciò, i pesticidi approvati per l’uso nei nostri campi non sono testati per questo tipo di effetti sugli impollinatori: “È come se valutassimo il rischio causato dell’alcol sugli esseri umani solo considerando gli effetti letali, non quelli sulle abilità cognitive, come ad esempio la guida in stato d’ebbrezza”.
Completamente sconosciuti anche gli effetti combinati, legati cioè all’impiego contemporaneo di diverse sostanze chimiche. In questo caso – sostengono gli studiosi – la comunità scientifica non è a conoscenza degli effetti causati dal 99% delle possibili combinazioni di pesticidi utilizzati nei campi coltivati.
Per riuscire a colmare questa carenza di dati, i ricercatori hanno proposto nuovi metodi di analisi sugli effetti subletali e combinati. “Abbiamo deciso di affrontare questo limite del sistema raccogliendo tutti i dati disponibili sui complessi effetti che i pesticidi causano agli impollinatori”, aggiunge Simone Tosi. “Troppi dati sulla tossicità dei prodotti chimici sono sconosciuti. Il nostro studio ha iniziato a colmare questo limite di conoscenza”.
La ricerca rappresenta un importante tassello verso la condivisione standardizzata di dati sulla tossicità dei pesticidi. Ma soprattutto dimostra che per proteggere adeguatamente ambiente e persone occorre una valutazione a 360 gradi dei rischi dei pesticidi che non si fermi solo ad analizzarne la letalità.