Nei parchi pubblici, cortili di scuole e mercati della provincia di Bolzano in più di 7 casi su 10 sono stati trovati residui di pesticidi. E’ uno dei risultati dello studio frutto della collaborazione tra ISDE-Medici per l’Ambiente, Health and Environment Alliance (HEAL), Pesticide Action Network (PAN) Europe, PAN Germany e l’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna (BOKU), condotto in Alto Adige, una delle principali regioni agricole per la produzione di mele e vino in Europa.
Se la ricerca condotta tra il 2014 e il 2020 su 396 campioni di erba raccolti in 88 siti pubblici non agricoli ha evidenziato in questo periodo un leggero calo dei fitofarmaci rinvenuti, tuttora sono stati rilevati residui di almeno un pesticida nel 73% dei siti campionati e residui multipli nel 27% dei siti.
“Anche se negli ultimi anni il governo regionale del Sud-Tirolo ha attuato misure di mitigazione per limitare la deriva, vediamo ancora che i parchi giochi sono contaminati da pesticidi che hanno il potenziale di causare danni: rappresentano un rischio per i residenti e i gruppi vulnerabili”, dichiara Koen Hertoge, presidente di PAN Europe, promotore e co-autore dello studio.
I dati raccoltI mostrano che le misure locali esistenti per ridurre la deriva dei pesticidi (cartelli di avvertimento e restrizioni sull’orario e sulla distanza in cui i pesticidi possono essere spruzzati) non sono abbastanza efficaci per prevenire l’esposizione ai pesticidi negli spazi pubblici.
“È importante sottolineare che quanto abbiamo dimostrato in questo studio rispecchia molto probabilmente la situazione in altre regioni con produzione intensiva di mele e vino in Europa e nel mondo”, spiega il professor Johann Zaller, coautore dell’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna (BOKU).
Va inoltre precisato che molte delle misure proposte nella UE sono meno severe di quelle attuate a Bolzano-Alto Adige, dove i pesticidi pericolosi non possono essere utilizzati nelle aree frequentate dalla popolazione e dai bambini e in un raggio di 30 metri da queste aree.
“Il nostro studio dimostra che le misure regionali per ridurre l’esposizione ai pesticidi, più severe di quelle proposte dalla Commissione europea, non sono sufficienti a prevenire l’esposizione dei bambini e della popolazione in generale a sostanze potenzialmente cancerogene o dannose per la riproduzione. Per proteggere la salute è urgente una riduzione più drastica di tutti i pesticidi e un significativo ampliamento delle zone cuscinetto ad almeno 50 metri”, spiegano Francesco Romizi, responsabile comunicazione di ISDE Italia e Angeliki Lyssimachou, la Senior Science Policy Officer di HEAL coautrice dello studio.