Fao, più carbonio nel suolo per frenare la crisi climatica

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L’agricoltura intensiva diminuisce lo stoccaggio del carbonio e riduce la qualità del cibo

Il carbonio è un alleato fondamentale per la salute dei terreni e contro la crisi climatica. A darne conferma è il Global Assessment of Soil Carbon in Grasslands, il primo studio pubblicato dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per il cibo e l’agricoltura, secondo cui migliorare le pratiche di gestione delle praterie, utilizzate per il pascolo degli animali, può aumentare la capacità dei suoli di assorbire il carbonio e aiutare i Paesi a raggiungere i loro obiettivi climatici.

Dopo gli oceani, i suoli sono il secondo deposito di carbonio più grande. Lo studio è quindi un importante punto di riferimento per tutto il mondo agricolo perché analizza ed evidenzia le possibilità di aumentare lo stock di carbonio, il cosiddetto Soc (Soil Organic Carbon). La maggior parte delle praterie del mondo ha un bilancio positivo, il che significa che il suolo è in buone condizioni. Ma, alcune aree geografiche soffrono di più: si tratta dell’ Asia orientale, America centrale e meridionale e dell’ Africa a sud dell’Equatore, dove si registra un bilancio negativo del carbonio, dovuto a un’ agricoltura intensiva e alle difficili condizioni climatiche.

Dati positivi invece per le regioni della Federazione Russa e del Nord America, che immagazzinano il massimo della quantità di carbonio nel suolo per ettaro nei terreni destinati all’agricoltura. La regione della Federazione Russa ha il 50% dello stoccaggio di carbonio a livello globale. Insieme al Nord America, queste due regioni sembrano non aver sofferto la mano dell’uomo sul suolo. I risultati peggiori arrivano invece da una regione dall’Europa, quella orientale, l’unica con stock inferiori a 1 mega tonnellata (Mt).

I dati appena citati si aggiungono al recente studio pubblicato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, Soil monitoring in Europe, realizzato nel 2022 dall’ European Topic Centre on Urban Land and Soil System e dall’ETC Data Integration and Digitalisation, che sintetizza diversi monitoraggi sui suoli europei. E infatti anche i risultati dello studio europeo lanciano un allarme: i suoli sono sottoposti a crescenti pressioni. Le cause sono riconducibili all’espansione urbanistica incontrollata, all’’intensificazione dell’agricoltura con conseguente aumento dell’uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari e di macchinari pesanti, ma anche al cambiamento climatico che provoca eventi meteorologici estremi come siccità, forti piogge, frane e incendi.

Fondamentale è l’azione di prevenzione affinché non si arrivi al degrado del suolo perché, come evidenziato dal report della Fao, un suolo sfruttato con agricoltura intensiva diminuisce la sua efficace azione di stoccaggio del carbonio, di conseguenza le sue proprietà nutritive, la qualità del cibo generato, e la sua azione nella lotta contro i cambiamenti climatici.