Nel 2019 sono stati quasi 5 milioni nel mondo i decessi associati alla resistenza antimicrobica: circa un quarto (1,27 milioni) come conseguenza diretta. Responsabili sono le infezioni causate dai superbatteri, ceppi microbici particolarmente pericolosi in quanto divenuti resistenti a tutti gli antibiotici conosciuti. Batteri resi invincibili dall’abuso di antibiotici che si registra in vari settori economici.
Uno di questi settori, anzi il principale, è l’agricoltura chiamata in causa nel recente rapporto pubblicato dall’Unep (Bracing for Superbugs: rafforzamento dell’azione ambientale nella risposta One Health alla resistenza antimicrobica). Negli allevamenti intensivi infatti gli antibiotici sono spesso utilizzati non solo per curare le infezioni, ma anche per prevenirle e – fino a qualche anno fa – per accelerare la crescita degli animali.
“I trattamenti antibiotici – si legge nel Quaderno di Cambia la Terra 2023 che al tema ha dedicato un approfondimento – vengono utilizzati su tutto il bestiame aggiungendoli ai mangimi o mettendoli nell’acqua per l’abbeveraggio, con il rischio di contaminare tutta la filiera (mezzi di trasporto, silos, tubature, mangiatoie, pavimentazioni, etc). Dopo la somministrazione all’animale, così come all’uomo, solo una parte del farmaco viene assorbita: la maggior parte viene eliminata con le deiezioni. Deiezioni che in zootecnia vengono utilizzate (liquame suino, letame bovino e avicolo) come fertilizzanti dei campi coltivati”.
Ed ecco cosa deriva da questa situazione: “E’ stato accertato che la presenza di antibiotici a basse concentrazioni favorisce la selezione di batteri resistenti nei sedimenti e nei suoli. L’aumento di tali ceppi fa crescere la possibilità di trasmissione della resistenza all’uomo attraverso il contatto diretto con gli animali o con superfici contaminate. E anche attraverso il consumo di carne poco cotta o di frutta, di verdura, di pesce e di acqua potabile contaminati”, prosegue il Quaderno di Cambia la Terra.
Il monito dell’Unep a ridurre l’inquinamento ambientale non riguarda solo l’agricoltura ma anche il settore sanitario e farmaceutico. Per prevenire l’inquinamento occorre limitare lo scarico nell’ambiente di rifiuti contenenti antimicrobici. In tal senso il settore farmaceutico deve aggiornare i processi di produzione e perfezionare i sistemi normativi e di ispezione. Occorre inoltre che i sistemi municipali migliorino il trattamento delle acque reflue, troppo spesso scaricate direttamente nell’ambiente.
In assenza di misure, a livello globale i decessi dalla resistenza antimicrobica potrebbero arrivare nel 2050 a 10 milioni di morti dirette in più all’anno. E non è solo una questione di salute, c’è anche un problema di equità. Entro il 2030 il fenomeno potrebbe causare un calo del Pil mondiale di 3,4 trilioni di dollari all’anno, spingendo altri 24 milioni di persone nella povertà estrema.
Allo sviluppo e diffusione della resistenza antimicrobica contribuisce anche la tripla crisi planetaria, ovvero emergenza climatica, perdita di biodiversità e inquinamento. Elementi che determinano temperature più elevate e modelli meteorologici estremi, cambiamenti nell’uso del suolo che ne alterano la diversità microbica, nonché inquinamento biologico e chimico.
“Gli stessi driver che causano il degrado ambientale stanno peggiorando il problema della resistenza antimicrobica. Gli impatti della resistenza antimicrobica potrebbero distruggere la nostra salute e i nostri sistemi alimentari”, ha ricordato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep.
Per affrontare il problema – ammonisce Unep – occorre un approccio che riconosca come la salute delle persone, degli animali, delle piante e dell’ambiente siano strettamente collegate e interdipendenti. La prevenzione è al centro dell’azione necessaria per arrestare l’emergenza della resistenza antimicrobica. Il rafforzamento completo e coordinato dell’azione ambientale nella risposta One Health alla resistenza antimicrobica ridurrà i rischi causati dalla resistenza antimicrobica per gli esseri umani e la natura, oltre ad aiutare ad affrontare la tripla crisi planetaria.